Rider aggredito, Di Maio non condanna ma si incensa: «Ho dato io i diritti a questi lavoratori»
Più brutta della orribile aggressione al giovane rider di Napoli c’è solo la zuccherosa (e pelosa) solidarietà di Luigi Di Maio. Per un attimo ci eravamo illusi che a scomodare il ministro degli Esteri su questo orripilante fatto di cronaca avesse provveduto la comune estrazione territoriale con l’aggredito. Ma poi ci siamo resi conto che gli è scappata la lingua ancora una volta. Gli era già capitato in occasione della storica «abolizione della povertà» e quando, in una lettera a Le Monde, retrodatò a «millenaria» la bisecolare democrazia francese.
Per Di Maio una caduta di stile
Stavolta, però, è ancora peggio. Perché rispetto ad un fattaccio del genere, da un esponente politico uno si attende soprattutto parole di netta condanna. così, ad esempio hanno fatto Giorgia Meloni e Matteo Salvini ed anche esponenti di sinistra. Non Di Maio, però, che nel suo post su Fb, l’ha presa alla lontana per parlare di sé, a conferma che sotto la propaganda… niente. Infatti, dopo aver postato il video con l’aggressione, scrive: «È umiliante. In questa pandemia i rider hanno rappresentato il volto di un’Italia che non si è mai fermata e che non ha mai mollato». Mica solo loro. Ma il miele spalmato sulla categoria serve all’ex-capo grillino per auto-incensarsi. «Da ministro del Lavoro – ha infatti sottolineato – ho lottato per riconoscere loro diritti sacrosanti».
«È l’Italia migliore»
Che c’entra con l’aggressione? L’essere titolari di questi diritti ha forse preservato il rider dall’aggressione? O gliel’ha resa più lieve ad accettabile? O sarebbe stata meno grave se a subirla fosse stato un poliziotto, un commerciante, un professionista? Ma Di Maio non ha tempo di pensare prima di parlare. La propaganda ha i suoi ritmi e le sue esigenze. Che ora gli impongono anche di dare notizia della raccolta fondi per ricomprare lo scooter all’aggredito. «In meno di 24 ore – informa – sono stati già raccolti oltre 11mila euro». Segno che la Farnesina segue con trepidazione la movimentazione delle somme. «È questa l’Italia migliore», sentenzia Di Maio. E diventerà persino perfetta il giorno in cui si libererà di ministri come lui.