Nasce il partito dei rom, si chiama Mistipè. «Per fermare l’odio di politici come Salvini»

15 Gen 2021 20:32 - di Redazione

Nasce Mistipè, il primo partito rom italiano. L’idea di far nascere un partito è di Giulia Di Rocco, assistente legale 44enne di Pratola Peligna, e di altre due donne di origine rom, Virginia Morello e Concetta Sarachella, stilista molisana. Il Giornale ha intervistato in esclusiva la leader Giulia Di Rocco.

Mistipè, nasce il partito dei rom

Per adesso è stato scelto il simbolo e il programma. Il simbolo è rappresentato da una ruota rossa su sfondo azzurro e verde, che si ispira alla bandiera rom, e un programma. Giulia Di Rocco,  come si legge nel Giornale, è laureata in giurisprudenza e da ben quindici anni rappresenta i rom nelle istituzioni. Ha fondato due associazioni, Amici di Zefferino e Romanì Kriss e fa anche parte del Forum Rom Sinti e Caminanti istituito dall’Unar. In passato è riuscita a consegnare la bandiera della “nazione rom” a Papa Francesco, alla senatrice Liliana Segre e a Sergio Mattarella. Il suo obiettivo è quello di rendere i 180mila rom italiani rappresentati in Parlamento. «Ma il nostro partito non è aperto soltanto a loro – spiega Di Rocco al Giornale.it – tutte le persone che credono nelle nostre battaglie possono aderire».

«Non mi voglio sbilanciare»

La leader dei rom smentisce di avere avuto contatti con esponenti della sinistra. «Certo ce ne sono alcuni che mi piacciono, che dicono cose giuste – dice al Giornale – ma per ora non mi voglio sbilanciare». E poi spiega che Mistipé nasce in antitesi «a chi con la ruspa ha fatto un’intera campagna elettorale». E poi ancora: «Da due anni a questa parte, in televisione sentiamo soltanto discorsi d’odio verso i rom da parte di politici di destra, come Matteo Salvini, e di fronte alle loro accuse finora non ci siamo potuti mai difendere, per questo abbiamo deciso di entrare in politica».

«I rom sono discriminati»

E poi ancora. «I rom – denuncia – sono discriminati, io sono italiana ma mi sento una cittadina di serie z, come zingara, i politici devono capire che ormai viviamo in una società cosmopolita, oggi parlare del diverso è una cosa superata, non ha alcun senso».

 

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