La curiosità. Un manifesto profetico del Pci anni Ottanta diceva: il governo ci darà le mascherine?
C’è un manifesto profetico del Pci anni Ottanta. C’è un uomo con la mascherina e la scritta: “La gente vuole aria pulita, il governo cosa darà, mascherine?“.
Nel manifesto una involontaria profezia
Siamo molto distanti nel tempo dall’attuale pandemia, il manifesto vuole sensibilizzare sui temi dell’ambiente, che negli anni Ottanta, dopo il disastro di Chernobyl, entrarono di prepotenza nell’agenda politica di tutti i partiti. Ma certo si tratta di una curiosità interessante. Una involontaria profezia: dopo alcuni decenni sarebbe stato il governo degli eredi del Pci a distribuire le mascherine alla popolazione. Anche se per altri motivi.
Il libro di Rondolino “Il nostro Pci”
Il manifesto si trova nel libro fotografico di Fabrizio Rondolino “Il nostro Pci” (Rizzoli), che raccoglie appunto documenti di questo tipo: le tessere, i manifesti, i leader. E ancora immagini uniche, cimeli, aneddoti. Rondolino cominciò a fare politica nel Pci nel lontano 1976.
Rondolino: del Pci è rimasto ben poco
“Del Pci – ha scritto Rondolino su Linkiesta.it – del grande partito nazionale di Gramsci e di Togliatti, onestamente mi pare sia rimasto ben poco. L’elenco di ciò che oggi manca, nella sinistra e più in generale nella politica italiana, è piuttosto desolante: il radicamento di massa, capillare, nei quartieri, nelle scuole e nei luoghi di lavoro, e dunque la partecipazione collettiva alla discussione, l’appartenenza, la condivisione; la militanza volontaria, il gusto dell’incontro con la gente in carne e ossa, la passione per il confronto; un’organizzazione ramificata ed efficiente, che consente al vertice di raggiungere agevolmente la base, e alla base di farsi sentire dai vertici”.
Nostalgia da appagare
E ancora “lo studio della storia, «matrice – diceva Togliatti – di tutto ciò che gli uomini sanno e possono sapere», e la conoscenza approfondita delle condizioni reali di vita, della struttura sociale, dei flussi di opinione; la capacità non soltanto di produrre cultura e di dialogare con il meglio dell’intelligenza nazionale, ma anche, e soprattutto, di costruire un’egemonia”. Resta uno stato d’animo, sicuramente la nostalgia, per appagare la quale le immagini sono sicuramente meglio delle analisi sconfortanti.