Jan Palach a 52 anni dalla morte. Il Tg2 ricorda l’eroe morto per denunciare il comunismo (video)
Una secchiata di benzina. Poi un accendino. E il fuoco divampa. Il corpo comincia a sgretolarsi. A rattrappirsi, avvolto nelle fiamme. Immerso in un dolore che non si può immaginare. Così Jan Palach. Cinquantadue anni fa a Praga. Nel cuore dell’Europa. Una torcia umana. La prima.
Il ricordo di Jan Palach, 52 anni dopo
Molti ancora lo ignorano. Ma in tanti sanno. Dopo decenni di insabbiamenti, di cronache distratte e insignificanti. Jan Palach. Il giovane studente di filosofia che si diede fuoco a Praga in segno di protesta contro i carri armati sovietici. Era il 19 gennaio 1969 quando il ragazzo moriva per le ustioni, dopo tre giorni di ospedale.
La prima torcia umana contro i carri armati sovietici
Nel tardo pomeriggio del 16 gennaio in piazza san Venceslao Jan si dette alle fiamme, ai piedi della scalinata del Museo nazionale. Per protestare contro il comunismo cingolato che represse nel sangue la primavera di Praga. A soccorrerlo fu un tranviere che spense le fiamme con un cappotto. Scena drammatica impressa nei filmati di archivio dell’epoca. Riproposti in un servizio eccellente dal Tg2 diretto da Gennaro Sangiuliano. Un servizio di cronaca e poesia. Immancabilmente passato al setaccio dall’Usigrai, che non ha gradito.
I funerali di massa e la censura dell’Urss
Fu la prima torcia umana. Dopo di lui altri giovani ribelli, accarezzati dal vento della libertà, lo seguirono nella protesta estrema. Come l’amico Jan Zajìc. Il medico che lo operò raccontò che lo studente era cosciente. “Sapeva che stava per morire. E voleva che la gente capisse il motivo del suo gesto. Scuotere le coscienze e mettere fine alle loro arrendevolezza verso un regime insopportabile”.
Dopo la caduta del muro di Berlino tutto cambia
Un grido. Ascoltato dal popolo cecoslovacco che in massa si recò ai suoi funerali: 600mila persone. Il suo feretro viene esposto nel cortile dell’Università Carolina. In tutta la città bandiere nere. Un picchetto d’onore staziona sotto la statua di San Venceslao, i giovani si danno il cambio nel reggere un drappo nero e la bandiera cecoslovacca. Centinaia di candele, co e lumini ardono ai piedi della statua e nella piazza davanti al museo. Ci vorrà la caduta del muro di Berlino perché il gesto di Palach uscisse dall’oblio. Nel 1990 gli venne dedicata una lapide al centro di piazza San Venceslao. E intitolata la piazza fino ad allora dedicata all’Armata Rossa.
La Compagnia dell’Anello e Guccini
Ma prima dello schianto del Muro nel 1989 la storia di Jan Palach fu cantata negli anni ’70 solo dai menestrelli della Musica Alternativa. “È morto sotto i carri armati il futuro che avete sognato. Nella gola vi hanno cacciato le grida di un corpo straziato! Quanti fiori sul selciato, quante lacrime avete versato! Quante lacrime avete versato per Ján Pálach!”. Sono i versi della canzone Dedicato all’Europa della Compagnia dell’Anello di Junio Guariento.
Su altri lidi anche Francesco Guccini ha dedicato al giovane dissidente cecoslovacco la sua Primavera di Praga. Anche se non lo nomina. “Quando ciascuno ebbe tinta la mano, quando quel fumo si sparse lontano Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava all’orizzonte del cielo di Praga”.
Il ricordo di Giorgia Meloni: simbolo dei patrioti europei
Oggi Giorgia Meloni, in controtendenza con le grigie cronache parlamentari di una crisi di governo drammatica e farsesca, ‘trova il tempo’ per un ricordo. “Jan Palach. Simbolo di libertà per tutti i patrioti europei. 52 anni dopo ricordiamo il suo sacrificio. Che ha dato forza e coraggio al popolo cecoslovacco nella lotta contro l’invasore sovietico. La storia di Jan – scrive la leader di Fratelli d’Italia – è parte integrante della nostra identità. Ed è un punto di riferimento irrinunciabile del nostro impegno culturale e politico per costruire un’Europa di nazioni libere e sovrane“.