Covid, patentino d’immunità? L’esperto risponde: solo se il vaccino è obbligatorio o è discriminatorio

26 Gen 2021 17:58 - di Prisca Righetti
Covid vaccino e patentino d'immunità

Covid, vaccino e patentino d’immunità. Se ne parla da tempo, ma i contorni che aiuterebbero a definire l’intera questione sono ancora tutti da definire. Il dibattito è in corso e i pareri discordi. Per questo, per fare chiarezza sulla vicenda nella sua interezza, l’Adnkronos ha raccolto parere e commento del costituzionalista Alfonso Celotto. Il quale, intanto, ha dato un riferimento sulle tempistiche, mettendo il paletto dello step vaccinale. «Ma ciò sarà possibile – sottolinea Celotto – solo quando ci saranno dosi sufficienti per l’intera popolazione».

Covid, vaccino e patentino d’immunità: il dibattito in corso

Dunque, spiega il costituzionalista, «sì a certificati vaccinali e patentini d’immunità. Ma solo se il vaccino contro il Sars-Cov-2 sarà reso obbligatorio da una legge per tutti». Cosa che va di pari passo con la certezza di avere «dosi vaccinali sufficienti per l’intera popolazione». Per questo, prosegue Celotto, «adesso parlarne è inutile. Perché non si può rendere obbligatorio per legge un vaccino che non c’è. Ossia, che non è garantito a tutti». Secondo Celotto, il dibattito attuale sui certificati di avvenuta vaccinazione è dunque fine a se stesso. I certificati non possono concedere deroghe alle regole in vigore in questo momento. E non possono essere utilizzati come lascia passare, agevolando, ad esempio, gli immunizzati negli spostamenti e nel tempo libero. Ed è facile intuirne il motivo: «Perché – come rileva sempre il costituzionalista all’Adnkronos – si creerebbero discriminazioni». Ne consegue quindi ovviamente che, sempre a detta dell’esperto, il patentino d’immunità, legato al vaccino anti-Covid, potrà «fungere da lasciapassare quando e se la profilassi ci sarà per tutti e sarà resa obbligatorio per legge». Come disposto dall’articolo 32 della Costituzione: che stabilisce che una legge può obbligare a trattamenti sanitari. E quindi anche a vaccinazioni di massa, nel rispetto della persona umana.

Il parere del costituzionalista a confronto con l’attualità sanitaria

Dunque, bocciati gli spazi di compatibilità con la Costituzione per la patente di immunità. Il provvedimento eventuale, allo stato dei fatti, creerebbe cittadini di serie A e B in base alla libera scelta individuale. «Secondo l’articolo 3 – ricorda allora Celotto – tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua. Religione e opinioni politiche. Di condizioni personali e sociali. Senza una legge che renda obbligatorio il vaccino – rimarca il costituzionalista – avremmo un documento, forse anche un’app, che discriminerebbe i cittadini in base a una scelta libera (vaccinarsi o meno). O addirittura rispetto al caso fortuito di avere o meno contratto la malattia. Perché in fondo i guariti sarebbero da equiparare ai vaccinati».

Il vulnus dell’obbligatorietà vaccinale e il riconoscimento ufficiale di efficacia e validità della profilassi

Infine c’è un’altra questione sul tavolo. Per imporre l’obbligatorietà è necessario il riconoscimento ufficiale della efficacia e validità del vaccino. E vanno contemplati contemperamenti dello Stato in previsione dei margini di rischio. Insomma, conclude Celotto, «ora, rispetto al Covid può sicuramente essere plausibile una campagna di vaccinazione obbligatoria. Ma nel rispetto delle garanzie costituzionali: previsione con legge, in maniera da coinvolgere il Parlamento in una scelta così importante. E rispetto della persona umana: per bilanciare correttamente tutti i valori in campo».

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