Conte lascia e inizia la sceneggiata delle “lacrime” e della “commozione” di Pd, Cinquestelle e Leu

26 Gen 2021 11:16 - di Elsa Corsini

Ringrazio l’intera squadra di governo, ogni singolo ministro, per ogni giorno di questi mesi insieme“. Così Giuseppe Conte durante il Consiglio dei ministri. Durante il quale il premier, senza più ossigeno, ha comunicato la volontà di dimettersi, prima di salire al Colle per rimettere l’incarico nelle mani del presidente Mattarella. Lo farà a mezzogiorno. Non ci sarà una conferenza stampa come ci si aspettava. E come sarebbe di rito.

Conte: “Ringrazio ogni singolo ministro”

Nel Cdm è andata in scena la commedia scontata delle lacrime, dei ringraziamenti. Con i ministri dem e 5Stelle ‘affranti’ per l’epilogo. Democratici, pentastellati e Leu compatti a sostegno di Conte. “Sostegno e compattezza”, sono le parole dei capi delegazione delle forze di maggioranza, Alfonso Bonafede (M5S), Dario Franceschini (Pd) e Roberto Speranza (Leu).

E proprio Franceschini, un tempo dato come un possibile candidato premier, è tra i primi a commentare. Parla dei risultati positivi conseguiti dal governo Conte e si dice disponibile a lavorare per una nuova maggioranza.

Pd-5Stelle-Leu fanno gli affranti: sostegno al premier

Anche Leu fa la sua parte. “Il presidente Conte ha preso atto della grave situazione di difficoltà”, dice Loredana De Petris. “Pur avendo ottenuto pochi giorni fa la fiducia in entrambi i rami del Parlamento, ha responsabilmente scelto di rassegnare le dimissioni per rilanciare, rafforzare e allargare la maggioranza. Confidiamo nella saggezza e nell’esperienza del capo dello Stato”.   E giù chiacchiere sul dialogo, l’apertura a tutte le forze politiche “che vogliono collaborare a mettere il Paese in salvo in questo momento difficilissimo. Dalla conferma del presidente Conte, il cui ruolo è essenziale e indispensabile, come guida del prossimo governo”, conclude De Petris.

Si lavora per il Conte ter ma tutto può ancora succedere. Quasi certamente Mattarella chiederà all’avvocato del popolo di tornare in Parlamento e cercarsi la fiducia. Su un programma, in teoria. In pratica tutto dipenderà dall’esito della ricerca forsennata dei ‘responsabili-costruttori”. Altrimenti il Colle darà l’incarico perlustrativo a un nome terzo. Le urne? Per la maggioranza sono una sciagura.

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