Claretta, l’altra verità: violentata e seviziata dai partigiani. Un libro rivela fonti inedite
La scrittrice Maria Pia Paravia ricostruisce in un libro le ultime ore di Claretta Petacci, l’amante di Benito Mussolini che con lui condivise la fine tragica e la sorte dello scempio del cadavere a Piazzale Loreto. Il libro, dove è la stessa Petacci in prima persona a raccontare di sé, si chiama “Il giallo di una vita spezzata”(Graus, pp. 64, euro 12) e ripercorre le tappe del rapporto tra Clara e Mussolini fino alle ultime, drammatiche, ore di vita. Ed è proprio raccontando la fine di Claretta che l’autrice inserisce rivelazioni che contraddicono la versione ufficiale.
Le fonti di Maria Pia Paravia su Claretta
Delle fonti cui attinge Maria Pia Paravia parla oggi Libero in un articolo di Ginaluca Veneziani. “Una versione – scrive – consentita dalle testimonianze di un prozio della scrittrice, Alfredo Galdi, militare prigioniero degli inglesi e poi in contatto con ambienti del Msi. E di Roberta Cenciarelli, moglie di un gerarca fascista che, ci dice la Paravia, «sapeva tutto sulla fine di Claretta».
Ma l’autrice si è servita anche di fondi documentari presenti in archivi privati in Inghilterra, Polonia e Bulgaria, nei quali sono affiorati «i racconti degli uccisori degli uccisori degli uccisori di Benito e Clara». Sì, perché «la morte del Duce e della sua compagna scatenò una catena di omicidi, verosimilmente ordinata dal Partito Comunista”. E ciò allo scopo di insabbiare per sempre la verità.
La versione sulla morte e le sevizie
Questa la versione fornita nel libro di Maria Pia Paravia: «Claretta e il fratello viaggiano in macchina insieme alla compagna di lui, Zita Ritossa, e ai loro due figli. Non è vero che sono nella stessa colonna di mezzi, tra i quali c’è la camionetta col Duce, come è stato sempre detto. Lungo il lago di Como l’auto dei Petacci viene fermata a un posto di blocco: Marcello si presenta come un diplomatico spagnolo, ma non viene creduto. I partigiani anzi riconoscono Claretta e la scaraventano fuori dall’auto. Si compie allora il massacro: la Petacci viene malmenata, violentata e seviziata, coi carnefici che le urinano e le defecano addosso, prima di fucilarla. Intanto suo fratello Marcello si tuffa nel lago per salvarsi, ma viene crivellato di colpi, mentre la sua compagna viene a sua volta stuprata, e i due figli assistono attoniti alla violenza. Nessuno da allora, né la Ritossa né i suoi figli, uno dei quali ancora vivo, hanno mai pronunciato alcunché su quella vicenda, forse perché costretti al silenzio».
La messinscena di Giulino di Mezzegra
Mussolini, sempre nella ricostruzione della Paravia, viene fatto prigioniero a Dongo il 27 aprile da un gruppo di partigiani, poi prelevato da un altro gruppo che decide di fucilarlo. L’esecuzione dei due a Giulino di Mezzegra sarebbe stata dunque solo una macabra messinscena. “Mussolini e Petacci erano già cadaveri: i loro corpi sarebbero stati crivellati di proiettili uguali solo per rendere più credibile quella versione. Nei giorni seguenti gli esecutori materiali delle uccisioni, tra cui il Neri, vengono giustiziati. E uccisi saranno anche gli uccisori degli uccisori, da parte di sicari arruolati dal Pci“. La Paravia ritiene anche che siano falsi i diari della Petacci conservati presso l’Archivio centrale dello Stato.
I veri diari di Claretta, cui va restituita dignità
“Io – afferma – ho potuto visionare alcune pagine dei diari autografi di Claretta, mai pubblicati e conservati dallo zio dell’oncologo novarese Francesco Brustia. In essi non c’è traccia di alcun interesse politico da parte della Petacci. Lei era una donna di pura emotività, amava Mussolini in quanto uomo e non in quanto simbolo di potere».
La scrittrice ha inoltre affermato di avere voluto restituire dignità alla figura di Claretta in quanto si tratta della donna più denigrata d’Italia e del tutto ignorata dagli storici, nessuno dei quali ha sentito il bisogno di liberare la sua figura dai luoghi comuni: «Quando era in vita, la invidiavano o la denigravano. Da morta, l’hanno dimenticata: nessuna storica si è mai occupata della sua figura, contribuendo con questo silenzio ad avallare le falsità sul suo conto. Ecco perché Claretta è la donna più offesa d’Italia. Ed ecco perché ho cercato di riscattarne l’immagine”.