Cazzullo spegne i nostalgici del Pci: «Non c’è da festeggiare, Togliatti si legò mani e piedi a Stalin»
Aldo Cazzullo boccia i festeggiamenti per il centenario del Pci. «Non mi pare ci sia molto da festeggiare; e non solo perché il Pci non esiste più. Cent’anni fa, la sua nascita contribuì a frammentare e a indebolire un fronte socialista già abbastanza diviso di suo; fu in quel quadro che i fascisti presero il potere». Così Aldo Cazzullo nella rubrica Lo dico al Corriere risponde a un lettore. D.M.T. nel scrivergli una lettera sul centenario della nascita del Pci, osserva, «nel bene e nel male, è stato un protagonista della storia italiana del Novecento». Ma Cazzullo dissente. «Palmiro Togliatti – puntualizza Cazzullo – si legò mani e piedi a Stalin, finendo per portare il peso della corresponsabilità in alcuni delitti dello stalinismo, dalle fucilazioni di massa in Spagna alla rimozione fisica dei vertici del partito polacco».
Aldo Cazzullo sul centenario del Pci
Cazzullo scrive ancora: «E se è vero che Giorgio Bocca nella sua bella biografia gli attribuisce il merito di aver temperato e razionalizzato alcune furie caucasiche del leader sovietico, Enzo Bettiza era convinto che Nagy fosse stato impiccato (al tempo di Krusciov) anche su sollecitazione di Togliatti. Ciò non toglie che il Pci e il suo segretario ebbero certo il merito, con la svolta di Salerno, di saldare il fronte antifascista».
Le contraddizioni del Pci
E poi ancora: «Sostenere ora che i partigiani comunisti non volevano la democrazia ma il bolscevismo è perfetto per la polemica politica di oggi, privo di senso quando c’era da decidere da quale parte stare: con chi portava gli ebrei ad Auschwitz e fucilava i renitenti ai bandi Graziani, o contro di loro. Certo il Pci contribuì alla nascita della Repubblica, alla stesura della Costituzione, al consolidamento della democrazia parlamentare; ma al prezzo di una doppiezza che non fu estranea alla grande ribellione di fine anni ’60 e al terrorismo rosso dei ’70.
Si mosse tardivamente per arginare l’eversione
«I veri comunisti siamo noi, la rivoluzione che il Pci non vuole più fare la faremo noi»: questo era il ragionamento. E se il partito si mosse, a volte tardivamente, per arginare l’eversione nata alla propria sinistra, ciò non toglie che la contraddizione tra dittatura del proletariato e libertà borghesi non sia mai stata sciolta del tutto. Resta viva la memoria di milioni di italiani che credettero in buona fede a una causa di progresso».