Casalino al tramonto per colpa di Renzi? Il portavoce pop resiste: non mollo manco morto
Rocco Casalino al tramonto. Se Renzi non riuscirà a rottamare Giuseppe Conte di certo ha già dato un duro colpo a quello che il Corriere chiama il “portavoce pop” di Palazzo Chigi. Se mai nascerà il Conte ter si fonderà sul sacrificio di Casalino.
Casalino: io non mollo manco morto
“Ma lui – scrive il Corriere – non si arrende: «Io non mollo manco morto. Certo non mi dimetto perché lo chiede Renzi». Finché il giurista pugliese sarà a Palazzo Chigi, ci sarà anche lui. Perché i 5 Stelle lo hanno blindato sin dal primo giorno, quando lo imposero come tutor e vigilante del professore arrivato dal nulla. E perché lui è sicuro che, se miracolosamente Conte dovesse mai tornare premier, il rapporto di stima e reciproca fiducia che ha costruito non potrà spezzarsi per le pressioni dei partiti. A turno Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, il Partito democratico e Italia viva hanno chiesto il suo licenziamento, ma lui si è sempre fatto una risata: «Chi pensa di imporre al presidente del Consiglio i suoi collaboratori personali non sa di cosa parla e forse ha visto troppi film. Conte non ha mai pensato di cacciarmi e anche oggi è una fake news»”.
Le punzecchiature di Renzi sul Grande Fratello
Eppure, quelle ricorrenti punzecchiature di Renzi sulla politica che non è il Grande Fratello, sulla necessità di riconnettersi con la realtà, sul consenso che non si misura solo con i social sono tutte rivolte a lui, al portavoce. Da ultimo sotto tiro anche per un presunto video di commiato da mettere su Fb che stava girando a palazzo Chigi, regia dell’immancabile Casalino, anziché recarsi da Mattarella. I renziani, è la tesi di Casalino, mi attaccano per non attaccare Conte.
Un tempo Renzi e Casalino erano amici
Eppure, rivela sempre il Corriere, “c’è stato un tempo in cui Renzi e Casalino erano quasi amici e avevano preso a chattare via WhatsApp. Conte era da poco a Palazzo Chigi con la Lega e l’ex sindaco di Firenze, forse colpito dal talento comunicativo del portavoce, gli scrisse per complimentarsi. Ne nacque una confidenza, persino una simpatia reciproca. Finché il capo dell’ufficio stampa della presidenza del Consiglio scrive qualcosa che fa saltare i nervi a Renzi, il quale blocca il contatto e non si fa più vivo. Lì finisce il feeling e comincia la guerra, spesso giocata con le armi dei social.