Attenti ai tatuaggi: è allarme abusivi. E chi è in regola, è stato dimenticato dalle istituzioni

29 Gen 2021 16:00 - di Agnese Russo
covid tatuaggi

Per ogni regolare ci sono tre abusivi, e la pandemia non ha certo migliorato la situazione. È la fotografia del settore dei tatuaggi, che oltre a risentire delle ripercussioni della crisi da Covid, risentono anche dell’aumento della concorrenza sleale di chi esercita non essendo in regola. La panediamia, infatti, “ha aggravato le annose problematiche del settore dei tatuatori, che da anni deve fare i conti con il sommerso”, ha spiegato Francesco Cecconi, vicepresidente dell’Associazione Tatuatori.it, che riunisce artisti del tatuaggio e del piercing.

La necessità di una legge nazionale

I tatuatori puntano a ottenere una legge nazionale che regoli gli aspetti previdenziali, fiscali, amministrativi, igienico-sanitari e formativi. Una necessità che si è fatta ancora più impellente in tempi di Covid. “Da sempre – ha ricordato Cecconi, parlando con l’Adnkronos – l’Associazione è impegnata per il riconoscimento dell’attività artistica del tatuatore e del piercer in quanto autori. E per la tutela degli associati e dell’intera categoria nei rapporti con le istituzioni e nelle pubbliche relazioni”. “Manca – ha proseguito il rappresentante della categoria – una norma nazionale, che la nostra associazione ha sempre proposto ai vari governi degli ultimi 30 anni”.

I tatuaggi ai tempi del Covid: cresce l’abusivismo

“Dati alla mano – ha spiegato Cecconi – per ogni tatuatore in regola, professionista che legalmente si apre uno studio di tatuaggi, che paga le tasse e segue tutte le norme igieniche richieste, ce ne sono almeno 3 che svolgono la loro attività in modo illegale a casa e, ovviamente, con il Covid il pericolo derivante da attività completamente esenti da vincoli igienico-sanitari – ha sottolineato – è andato aumentando a scapito di chi fa tutto in regola“.

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