Assembramenti sui mezzi pubblici, per Atac il problema sono i romani: “Serve coscienza sociale”

18 Gen 2021 11:50 - di Federica Parbuoni
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I cittadini “diffidano”, non sono “coordinati”, non hanno sufficiente “coscienza sociale”. Sono loro a doversi adeguare alle esigenze del trasporto pubblico nell’era della pandemia e non viceversa. Insomma, se le cose non vanno, è con loro che bisogna prendersela. Nell’esordio della zona arancione e del rientro a scuola, l’amministratore unico di Atac, Giovanni Mottura, fa un primo punto sulla situazione dei mezzi pubblici romani, di fatto declinando le responsabilità rispetto alle scene di assembramenti che si sono viste in metro anche ieri che non c’erano gli appuntamenti cruciali odierni.

I cittadini e i gli assembramenti sui mezzi pubblici

Mottura, intervistato dall’agenzia di stampa Adnkronos, ha rifiutato di soffermarsi sui “primi dati sulle criticità di oggi“, perché, ha sostenuto, “non sono significativi” e “voglio aspettare qualche giorno e capire nell’arco di una settimana come si assesterà il sistema. In questo momento, probabilmente, quello che è stato intensificato è anche più di ciò che serve”. In compenso, l’amministratore di Atac ha espresso un giudizio sul comportamento dei cittadini. “Le persone – ha detto – devono conoscere le linee alternative, quello che ha fatto la Regione, Astral, per dare una possibilità ulteriore rispetto all’uso della metro. Se non conoscono, diffidano e difficilmente prendono un altro mezzo. Gli utenti devono prendere coscienza e fidarsi“.

Il caos? “Si crea perché i privati non sono coordinati”

Dunque, se ne evince che i ritardi nel trasporto pubblico non sono a monte, nell’adeguamento del servizio alla pandemia, ma a valle, nella capacità dei cittadini di coglierne l’efficienza. Del resto, lo stesso Mottura ha chiarito che “il punto essenziale è la non elasticità del sistema, che non può raddoppiare per motivi economici, fisici: nessuno può comprare un treno domani mattina e metterlo sui binari”. Lo stesso vale anche per i mezzi su gomma. “In una città come Roma – ha proseguito – circolano millecinquecento mezzi al giorno, coordinati da una centrale operativa. Se i privati non sono coordinati si crea il caos. A una offerta intensificata, la nostra, deve corrispondere una domanda dilazionata in due fasce di orari. È l’unico modo – ha sostenuto Mottura – per venire incontro a un sistema di trasporti che sia efficiente, seppur con una capienza dimezzata”.

Atac aspetta e spera…

Non basta. Per Mottura, “per avere negli orari di punta un distanziamento sufficiente, ci vuole tanta coscienza sociale, ma soprattutto una differenziazione di orari da parte di tutte le categorie che devono rientrare al lavoro, a scuola”. “Oggi – ha proseguito – ancora non è una prova significativa, perché molti studenti sono in agitazione, molte scuole sono a ranghi ridotti: quando le scuole riapriranno veramente, con la logica del rientro in presenza al 50 o 75%, vedremo l’impatto sul sistema. Noi siamo pronti a individuare le criticità in tempo reale“. Insomma, Mottura indirettamente ammette che Atac sta ancora prendendo le misure. Ma la colpa dei disagi nel trasporto pubblico è altrove…

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