Assalto a Capitol Hill, il giallo delle manette di plastica. Indagini Fbi su piani di sequestro dei congressisti
Gli investigatori dell’Fbi chiamati a valutare tutti gli scenari dell’assalto a Capitol Hill a Washington stanno pesando ogni elemento raccolto e valutando tutte le possibili piste comprese quelle, al momento solo ipotesi, che qualcuno degli assalitori fosse intenzionato ad uccidere o a sequestrare i congressisti.
E’ una delle varie ipotesi che circolano fra gli investigatori e fra gli agenti dell’Fbi che stanno indagando sull’assalto al Congresso.
L’idea che tra le migliaia di sostenitori di Donald Trump che hanno dato l’assalto a Capitol Hill vi potesse esservi qualcuno con l’intenzione di uccidere o prendere in ostaggio deputati, senatori o loro assistenti. viene in queste ore valutata.
L’attenzione, rivelano fonti dei federali alla Washington Post, si concentra sulle persone arrestate perché in possesso di armi, o di altri oggetti che potevano essere usati per azioni di violenza su individui.
Si sta dando la caccia a chi ha lasciato una pipe bomb fuori del quartier generale dei Comitati democratico e repubblicano, mentre è stato arrestato l’uomo alla guida del camion dove sono state trovate 11 molotov.
Gli investigatori dellFbi si ‘sono poi insospettiti per le foto che mostrano come alcuni rivoltosi avessero in mano manette di plastica, simili a quelle usate dalla polizia.
“Non stiamo pensando ad un grande complotto, ma siamo curiosi di sapere cosa volessero fare con queste manette“, chiarisce uno degli investigatori dell’Fbi, sottolineando, tuttavia, che, al momento, non sono emersi foto o video che mostrerebbero che questi rivoltosi volessero davvero prendere ostaggi.
Una delle possibilità che stanno valutando gli agenti dell’Fbi è che le persone con in mano le manette usate dalla polizia fossero effettivamente degli agenti, o degli ex-agenti delle forze dell’ordine.
In effetti nelle ultime ore è stato confermato che mercoledì a Washington per la giornata pro Trump sono arrivati agenti e poliziotti da altri stati. Come Chris West, sceriffo di una contea dell’Oklahoma, che ieri, in una conferenza stampa, ha ammesso di aver partecipato al comizio, ma ha negato di aver messo piede nel Congresso smentendo che sia sua la foto circolata sui social media.
In Texas, lo sceriffo della Bexar County ha annunciato che una delle sue vice Roxanne Mathai è sotto inchiesta interna dopo aver postato foto in cui appare all’interno del Congresso. Nei confronti dell’agente non sono state mosse, al momento, incriminazioni.
L’Fbi insiste nell’urgenza di determinare se vi sia stato un piano preordinato e coordinato per l’assalto al Congresso per poterne individuare i responsabili in vista del nuovo appello alla mobilitazione che sugli account social dell’estrema destra Usa sta circolando per il 17 gennaio.
“Solo perché avete lasciato Washington, non è detto che non potete ricevere qualcuno alla vostra porta se scopriamo che avete partecipato ad un’azione criminale“, è il minaccioso monito che Steve D’Antuono, il capo dell’Fbi di Washington, ha lanciato ai rivoltosi.
Ed in effetti tra ieri ed oggi sono stati effettuati arresti in Arkansas ed in Florida. Ed è stato incriminato il deputato statale della West Virginia, Derrick Evans, che ha partecipato all’assalto documentando tutto con una diretta video.