Anche i cognati di Conte in Cassa Covid. Bechis: “Poveretti, hanno tirato un po’ la cinghia…”

22 Gen 2021 9:57 - di Federica Parbuoni
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Ci sono anche i cognati di Giuseppe Conte tra i lavoratori che hanno usufruito della cassa integrazione Covid. A rivelarlo è, carte alla mano, Il Tempo, in un lungo articolo firmato dal direttore Franco Bechis, che ricorda anche tutti i guai finanziari della famiglia proprietaria, tra l’altro, dell’Hotel Plaza.

I cognati di Conte in Cassa integrazione Covid

In particolare, a beneficiare dell’assegno pubblico sono stati i fratelli della fidanzata del premier, Olivia Paladino, Cristina e Shawn John Shadow, figlio di primo letto della mamma di Olivia e quindi suocera di Conte, Ewa Aulin. I due hanno usufruito della cassa integrazione in virtù del fatto che sono assunti, come dipendenti, da una delle società di famiglia, la Immobiliare di Roma Splendido srl, che detiene tra l’altro proprio la proprietà delle mura del Plaza. Il sussidio riservato ai lavoratori in difficoltà, scrive Bechis, è andato avanti “per buona parte dello scorso anno” e “fino allo scorso mese di novembre”.

Bechis: “Poveretti, hanno dovuto tirare un po’ la cinghia”

“Legittimo, e i poveretti hanno dovuto tirare un po’ la cinghia perché la Cassa Covid interamente a carico dello Stato italiano non è che eroghi grandi mensili, inferiori ai mille euro mensili”, sottolinea Bechis. Epperò, benché gli stipendi annui dei cognati del premier siano tutto sommato ordinari e tutti gli impiegati della loro società siano finiti in cassa integrazione, i due – nota ancora il direttore del Tempo – “non sono dipendenti come tutti gli altri”.

Dipendenti, sì, ma con partecipazioni milionarie

“Insieme alla terza sorella, la fidanzata del premier, sono i reali proprietari del gruppo Paladino, visto che è interamente in mano ai tre figli il capitale della società holding che controlla tutto il gruppo: la Agricola Monastero Santo Stefano Vecchio srl. Il 47,5% della proprietà del gruppo è in mano proprio ad Olivia; una quota identica è in mano alla sorella Cristiana; il 5% a John, che è figlio acquisito per Cesare Paladino. Dunque – scrive Bechis – è stata concessa la cassa Covid dal governo a dipendenti che però erano anche imprenditori con partecipazioni che valgono milioni e milioni di euro“.

“Ed è assai meno comune che gli ammortizzatori vengano concessi a lavori dipendenti che sono anche proprietari milionari“, si legge nell’articolo. Bechis, inoltre, spiega che il dato “è certificato nelle corpose carte del piano di risanamento della società presentato ai creditori (in primis Unicredit) e asseverato da un professionista di primo ordine come il professore Pierpaolo Singer”.

La posizione di Olivia Paladino

Non è “noto”, invece, se anche la stessa Olivia Paladino abbia usufruito del sussidio statale. In questo caso, infatti, non vi sono carte, poiché la società Unione esercizi alberghi di lusso (Uneal), nella quale la fidanzata del premier è inquadrata come “general manager”, quindi “quadro”, non fa parte “direttamente dei piani di ristrutturazione del debito del gruppo Paladino“. Anche la Uneal, comunque, ha usufruito di una quota importante di Cassa integrazione: tra il 100% e il 90%. Nel bilancio, infatti, sottolinea Bechis, ci sono “notizie contraddittorie”. Nella nota integrativa si legge che “a partire da marzo 2020, tutti i dipendenti della società (in totale 67, ndr) sono in Cig in deroga”. Ma nella relazione sulla gestione degli amministratori è spiegato, invece, che “il 90% dei dipendenti della società è in Cig in deroga legata all’emergenza Covid”. Dunque, “forse Olivia se l’è risparmiata a differenza – chiosa Bechis – dei due fratelli”.

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