Scherza coi fanti: e se San Gennaro fosse un po’ incazzato per i troppi onori a Maradona?

17 Dic 2020 17:48 - di Marzio Dalla Casta
San Gennaro

«Gioca coi fanti e lascia stare i santi». Per quanto antico, il monito è un evergreen per cui lungi da chi scrive l’intenzione di discostarvisi. Ma è difficile resistere quando ce l’hai sulla punta della lingua, anzi della tastiera. O se ti accorgi che il rimpianto di non aver osato sarà sempre più forte del rimorso di averlo fatto. Tanto più che il Santo in questione è quello di Napoli, San Gennaro, l’unico autorizzato a Divinis a dipendere dai fedeli prima ancora che dal Paradiso. Ed è proprio per questo che preoccupa il suosciopero del miracolo” andato in scena ieri tra le navate del Duomo, ancora una volta in anno bisesto e quindi funesto.

Tra Napoli e San Gennaro rapporto ancestrale

I greci, si sa, attribuivano ai loro dei gli stessi pregi e gli stessi difetti degli uomini. I partenopei, che di grecità sono inzuppati fin nel midollo, fanno lo stesso con il loro Patrono. Da sempre. Stupisce, perciò, che non abbiano pensato che forse San Gennaro un poco male ci sia rimasto per gli onori semidivini tributati a Maradona. Va bene celebrare degnamente il Campione che ha regalato alla città i trionfi calcistici attesi da sempre. Ma da qui a innalzarlo sugli altari e ad effigiarlo sui murales con tanto di aureola ce ne passa. San Gennaro non avrà conquistato coppe e scudetti, ma ha dovuto vedersela con peste, colera e Vesuvio.

Quella volta che Paolo VI…

Fatale, quindi, che per quanto implicita e non dichiarata, dalle parti di San Gennaro l’equiparazione tra sacro e profano  non sia passata inosservata né, tantomeno, gradita. Anche in nome e per conto di San Paolo, spodestato dall’intitolazione dello stadio per far posto al Pibe de oro. Da qui il Sangue miracoloso che non si è sciolto. Non tanto un dispetto, quanto una imbronciata dichiarazione d’amore al Suo popolo. Scherziamo, ovviamente. Non scherzava, però, quell’anonimo napoletano che sentì il bisogno di rincuorare il Patrono dopo che Paolo VI lo aveva declassato a minor gloria. Lo fece con una scritta rossa sulla porta del Duomo: «San Gennà, futtitenne!». Mitico. Quale Santo – davvero – non farebbe miracoli pur di proteggere un popolo così.

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