Sanzioni Usa all’Iran per la scomparsa dell’ex-agente Fbi Robert Levinson (video)

14 Dic 2020 19:21 - di Silvio Leoni

Lo storico braccio di ferro fra Stati Uniti e Iran si arricchisce di un nuovo capitolo dopo che il Tesoro Usa ha disposto sanzioni nei confronti di due funzionari del ministero dell’Intelligence e della sicurezza iraniana per il loro coinvolgimento diretto nel rapimento, nella detenzione e nella probabile uccisione dell’ex-agente dell’Fbi Robert Levinson, scomparso in Iran 13 anni fa.

Levinson era un ex-agente della Drug Enforcement Administration e del Federal Bureau of Investigation americano scomparso il 9 marzo 2007 a Kish Island, in Iran. Sparì nel corso di una missione per conto della Cia.

Dal Tesoro statunitense sostengono che ”è chiaro che non solo alti funzionari iraniani sono stati responsabili della scomparsa di Levinson, ma anche che hanno agito in modo deliberato per oscurare il loro coinvolgimento attraverso una notevole campagna di disinformazione”.

Le sanzioni deliberate oggi sono la ”prima azione pubblica da parte degli Stati Uniti contro il governo iraniano per riconoscerlo responsabile del rapimento di Robert Levinson, l’ostaggio americano detenuto più a lungo nella storia”, spiegano dal Tesoro americano. E avvertono che ”gli Stati Uniti perseguiranno tutte le altre persone coinvolte mentre le indagini continuano”.

”Il presidente Trump ha chiarito”, fin dall’inizio, ricorda il Tesoro Usa, che l’Iran sarebbe stato ritenuto responsabile della detenzione e della presa di ostaggi come strumento di “diplomazia”. E che gli Stati Uniti non avrebbero più accettato le scuse iraniane per quello che sappiamo che loro hanno fatto a Levinson”.

”Nessuna famiglia dovrebbe mai sopportare il dolore che la famiglia Levinson ha provato per quasi 14 anni”, prosegue il Tesoro. Che rilancia la palla in campo avverso: ”l’Iran è responsabile e può porre fine a questo incubo rispondendo a domande per le quali solo loro hanno le risposte”.

”Qualsiasi futuro colloquio con l’Iran – avverte il Tesoro statunitense –  deve includere la risoluzione di questo caso. Sosteniamo la famiglia Levinson e non smetteremo mai di sforzarci per rendere giustizia a Bob e alla sua famiglia”.

Ma, secondo la Washington Post, che ha una posizione fortemente critica contro Trump, le sanzioni imposte dal Tesoro americano potrebbero essere un tentativo di ostacolare, o comunque di mettere dei paletti nei rapporti tra la futura amministrazione di Joe Biden e il governo di Teheran.

Washington Post cita, al riguardo, un alto funzionario americano. A condizione che la sua identità venga coperta da anonimato.

E secondo questo funzionario la tempistica sembra essere un tentativo di restringere i parametri di eventuali negoziati tra Biden e Rohani sull’accordo nucleare con l’Iran che Trump ha abbandonato nel maggio del 2018.

“Non dovrebbe mai più esserci un accordo negoziato con l’Iran che non preveda la liberazione degli americani che sono ingiustamente detenuti in quel paese”, ha detto l’alto funzionario statunitense, parlando a condizione di anonimato.

“Ci aspettiamo tutti i negoziati il ​​prossimo anno. Tale negoziazione deve includere il ritorno a casa di tutti gli americani ingiustamente detenuti in quel paese”, ha aggiunto. Sono almeno tre i cittadini americani attualmente detenuti in Iran.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *