Renzi pensa al dopo-Conte: «Può nascere un’altra maggioranza». Ma il Pd: «No, solo le urne»

11 Dic 2020 14:05 - di Michele Pezza
Renzi

È presto per dire che stavolta Matteo Renzi fa sul serio. Ma è altrettanto vero che innestare adesso la retromarcia lo squalificherebbe agli occhi di tutti da qui all’eternità. Al punto in cui ha condotto la polemica contro Conte sulla task force che gestirà i 209 miliardi del Recovery Fund, può solo proseguire. Esattamente quel che ha fatto attraverso un’intervista al Messaggero in cui ha ribadito tutte le sue riserve sul metodo-Conte. Dai Dpcm con cui affronta l’emergenza sanitaria, all’emendamento infilato nottetempo nella legge di Stabilità con cui ha istituito la piramide tecnica con lui al vertice che gestirà una montagna di soldi. «Questa cosa – attacca – si chiama scandalo. E lo urlo a pieni polmoni in Parlamento, in tv, sui giornali».

Renzi: «Il metodo-Conte è scandaloso»

L’occasione è buona anche per strizzare l’occhio a Forza Italia. «Se questa proposta di governance l’avesse avanzata Berlusconi – premette – oggi ci sarebbero le manifestazioni di piazza e la protesta degli intellettuali». Il metodo, dunque. Ma nell’intervista Renzi contesta anche il merito: «Si può sapere chi ha deciso che alla Sanità vanno nove miliardi?». È fin troppo evidente che l’ex-premier può spuntarla solo se il dopo-Conte non coincide con elezioni anticipate. L’intera maggioranza le teme come la peste, e lui per primo. Non è casuale che dica che in caso di crisi «occorre prima verificare se c’è una maggioranza». Ma non è il rimpasto il suo obiettivo. E chiede: «Conte ci ascolti».

Bettini: «Se il governo cade, si va ad elezioni»

Una richiesta che riecheggia anche nelle parole del capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci, un tempo renziano di ferro. «Conte – propone dalle colonne del Mattino – convochi un consiglio dei ministri fiume e ne esca soltanto quando tutti i suoi ministri concordano sulla gestione del Recovery». Ma a dare sostanza alla posizione del Pd è Goffredo Bettini. Le parole dettate al Corriere della Sera sono scelte con cura apposta per sabotare l’assalto di Renzi. Puntano, infatti, ad agitare lo spauracchio delle elezioni anticipate. «Se l’attuale esecutivo dovesse implodere, per ragioni interne e non a causa dell’opposizione – avverte -, sarebbe secondo me impossibile continuare la legislatura con altre soluzioni. A quel punto – conclude – ritengo inevitabili le urne».

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