Partito della sinistra, in campo D’Alema. Il “vecchio che avanza” fa da paciere tra Renzi e Zingaretti

5 Dic 2020 16:52 - di Eugenio Battisti

“Era tanto tempo che non ci capitava di discutere insieme”. Massimo D’Alema inizia con queste parole l’intervento conclusivo de Il cantiere della sinistra, l’evento promosso dalla sua fondazione Italianieuropei. Una chiacchierata a distanza con Nicola Zingaretti, Dario Franceschini e persino Matteo Renzi. Invitato al convegno su proposta di Goffredo Bettini, ‘storico’ deus ex machina della sinistra.

D’Alema: questo governo andata fatto ma…

Per D’Alema il governo giallorosso è una sperimentazione che andava fatta.  “Era giusto sperimentare la collaborazione tra la sinistra democratica e quella forza, i 5 stelle, che ha rappresentato una forma di populismo gentile. Era un scelta obbligata”, dice l’ex premier. Insomma il centrosinistra non poteva sottrarsi a questo compito. Ora però basta navigare a vista.

“Ora serve una nuova visione che vada oltre”

“Io do un giudizio positivo, sono un sostenitore del governo – prosegue il padre nobile della sinistra –  però non basta, perché è del tutto evidente che si avverte il bisogno di un’azione politica che guardi oltre. Che proponga una visione del futuro del Paese”. Vivacchiare come oggi non piace a D’Alema. Che chiede,  linguaggio alla Veltroni e Vendola, una nuova narrazione. C’è bisogno che torni a esserci una forza politica che, oltre l’emergenza abbia una narrazione, una visione”.

“Al centro non si vince. Facciamo la sinistra”

In che direzione? Se per Matteo  Renzi “solo il centro può vincere”, per D’Alema tanta acqua è passata sotto quei ponti. “Quella idea aveva senso in una società diversa. Dove l’idea di centro corrispondeva anche a un centro sociale,ma l’impoveriment0 del ceto medio ha portato a una radicalizzazione sociale“. Colpa neanche a dirlo dei nazionalisti-sovranisti. “Di fronte alle regressione nazionalista, la risposta è quella di un campo democratico largo. Quello che si è formato in Europa attorno a Ursula Van Der Leyen. Che ha inteso rilanciare il progetto europeista di fronte alla regressione nazionalista.

“Serve un nuovo campo democratico”

Ma quel campo democratico è debole senza la sinistra“. Parole belle. Ma complicate da realizzarsi con questa sinistra, con questi ministri, con questo governo. Il saggio D’Alema non lo dice, ma lo pensa. “Noi tutti abbiamo creduto che l’ambizione maggioritaria potesse essere interpretata come un appannamento della nostra identità. Ora il risultato è che inseguendo il 51% abbiamo perso quel 30% del Paese. Che oggi avrebbe bisogno di un grande partito di sinistra“.

 

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