Norma Cossetto, Gasparri e Aimi: “Non c’è nulla da accertare. Fu martire della violenza comunista”
Un “comportamento vergognoso” da parte di chi non vuole “prendere atto della storia”. I senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri ed Enrico Aimi intervengono sullo stop a via Norma Cossetto a Reggio Emilia, giustificato con la presunta necessità di “approfondire” la vicenda della ragazza, stuprata e uccisa dai partigiani titini. “Si ponga fine a questo comportamento vergognoso. E si proceda all’intitolazione della strada a Norma Cossetto anche a Reggio Emilia”, chiedono quindi i due esponenti azzurri.
Le motivazioni della Medaglia d’oro a Norma Cossetto
La vicenda di Reggio Emilia appare particolarmente grave anche alla luce del fatto che, pur di stoppare l’intitolazione della via, gli “storici” della commissione toponomastica sono arrivati, nei fatti, a mettere in dubbio l’opportunità della Medaglia d’oro al merito civile che l’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi conferì alla memoria di Norma Cossetto. E proprio con le motivazioni della Medaglia d’Oro rispondono alle polemiche Gasparri e Aimi: “Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amore patrio”.
Gasparri e Aimi: “Martire della violenza comunista”
“Cos’altro c’è da dire?”, si chiedono quindi i due parlamentari azzurri, rivolgendosi “ai faziosi” che hanno bloccato l’intitolazione della strada. “A Norma Cossetto – proseguono – sono intitolate tante strade in tante città italiane. Non c’è nulla da accertare. È una martire della violenza slava, titina e comunista“. “E forse è questo che dà fastidio ad alcuni componenti di commissioni del Comune o ad alcuni esponenti dell’Anpi”, sottolineano Gasparri e Aimi, ricordando che proprio a Reggio Emilia fu impedito a Giampaolo Pansa di presentare i suoi libri.
Il negazionismo dei “gendarmi della memoria”
“La verità è che a Reggio Emilia ci sono alcuni che non vogliono prendere atto della storia”, ribadiscono quindi i due senatori, ricordando che in città “gli episodi di faziosità purtroppo si ripetono periodicamente”. “Si ponga fine a questa discussione inaccettabile”. “Quelli che Pansa chiamò i ‘gendarmi della memoria’ prenderanno atto della verità della storia. Negarla – concludo Gasparri e Aimi – costituisce un vero e proprio reato alla luce delle norme sul negazionismo di cui l’Italia si è fortunatamente dotata”.