Nel M5S i vaffa se lo dicono tra di loro: le “bande” e chi non sopporta la coppia Di Maio-Bonafede
Da un bel po’ il vaffa se lo dicono tra di loro. I Cinquestelle sono divisi in gruppi e sottogruppi. Non corre buon sangue, si guardano in cagnesco. Dal silenziatore per tutti sono passati alle dichiarazioni polemiche dette apertis verbis. Ogni esponente del M5S ha una stelletta. Ci sono gli ortodossi e i pragmatici, i governisti e i puristi. Poi ancora, i lealisti e i frondisti, i sovranisti e chi più ne ha più ne metta. Lotte interne e corsa alla conquista della leadership. anche per assicurarsi la poltrona, che è forse il primo obiettivo. Una vera e propria guerra tra bande, come viene evidenziato in un ampio servizio dell’Adnkronos. La galassia pentastellata appare più frastagliata che mai.
M5S, il gruppo di Di Maio
Come prevedibile, particolarmente numerosa è la famiglia dei governisti. Stare al governo è comodo. In prima fila c’è l’ex capo politico Luigi Di Maio, che può contare su una nutrita pattuglia di fedelissimi. Con lui ci sono composta molti parlamentari campani (tra questi Michele Gubitosa, Luigi Iovino e Cosimo Adelizzi). Ma non solo. Il ministro degli Esteri gode dell’appoggio di diversi componenti dell’esecutivo, da Fraccaro a Bonafede, dalla Castelli a Cancelleri. Nel gruppo anche il sottosegretario alla Farnesina Manlio Di Stefano.
I fedelissimi del “compagno” Fico
Si riconosce nell’area governista anche il presidente della Camera Roberto Fico. Scontato dire che lui – battezzato in modo polemico dal popolo del web come il compagno Fico – sia favorevole alla prospettiva di una alleanza con il Pd anche sui territori. Fanno parte di questa “corrente”, tra gli altri, il ministro Federico D’Incà, deputati come Riccardo Ricciardi, Gilda Sportiello e Carlo Sibilia. E ancora, la capogruppo in Regione Lazio Roberta Lombardi, membro del Comitato di garanzia grillino. Sono “fichiani” anche i parlamentari Luigi Gallo, Dalila Nesci e Giuseppe Brescia, promotori del think tank Parole guerriere.
L’area Rousseau in difficoltà
Più autonomi, invece, i senatori Paola Taverna e Nicola Morra (quest’ultimo il 9 dicembre non ha votato la risoluzione di maggioranza relativa alla riforma del Mes). Entrambi sono in corsa per un posto nella futura segreteria 5 Stelle. Per quanto riguarda l’area Rousseau, accanto a Davide Casaleggio ed Enrica Sabatini nel M5S si contano ormai pochi alleati. Il più in vista è senza dubbio Alessandro Di Battista, accompagnato dalla senatrice Barbara Lezzi, Massimo Bugani (capo-staff della sindaca di Roma Virginia Raggi) e dalla consigliera pugliese Antonella Laricchia, pasdaran del no all’ingresso nella giunta dem di Michele Emiliano.
M5S, i cosiddetti “sovranisti”
Fanno parte della cosiddetta componente “filo-sovranista” i deputati Alvise Maniero e Raphael Raduzzi, contrari alla riforma del Mes e alla modifica dei decreti sicurezza. Questa corrente raccoglie i parlamentari che non hanno ancora digerito l’alleanza di governo col Pd.