“Je suis Mila”. La vergogna francese: nessuna scuola accetta la 16enne che ha criticato l’Islam (video)
“Je suis Mila”. Una frase che sui Social e tra i sovranisti francesi viene ripetuta da undici mesi. Mila è una studentessa di 16 anni. Ha la colpa di essere una adolescente ribelle. Ma anziché attaccare la chiesa o le istituzioni francesi, ha osato contestare l’Islam. Quella provocazione da teen ager, che sarebbe morta sui Social, se i bersagli fossero stati diversi, è diventata invece una condanna a morte.
Mila deve infatti vivere da 10 mesi come una testimone di mafia. O meglio, come lo scrittore Salman Rushdie, “condannato a morte” e costretto alla clandestinità da 30 anni per un libro su Maometto. La cosa singolare è che nella Francia della libertà d’espressione, anche le femministe si rifiutano di difenderla. Pavide (o sottomesse) ai fondamentalisti. E pure nel governo Macron non spiccano certo per virile coraggio.
“Je suis Mila”. Ma le femministe francesi si nascondono
Ormai Mila vive come una latitante da quasi un anno. Precisamente dal 19 gennaio, dopo aver pubblicato il video su Instagram in cui contestava la religione islamica. «Nel Corano c’ è solo odio. Ho detto quello che penso, non me ne farete pentire», aveva detto la ragazza nel live postato su Instagram. Il video era stato una risposta a «attacchi omofobi» subiti per il suo orientamento sessuale, da «islamisti che vogliono riportarmi sulla retta via». Subito migliaia di minacce. In sua difesa sui social era partita la campagna «Je suis Mila».
Il papà della ragazzina alle autorità francesi: “Siete dei codardi”
Mila, però, continua a ricevere migliaia di minacce di morte, di torture e di stupro. Il suo avvocato ne ha contate oltre 30 mila. Ormai non ha neanche una scuola dove andare a studiare. Anche lo Stato francese si rifiuta di proteggerla. Il papà di Mila ieri ha scritto una lettera di denuncia, pubblicata sul quotidiano Le Point. Il titolo? “Lettera ai codardi”. Destinatario il ministro della Difesa. Ironia della sorte, guidato da una donna.
Poche ore fa, il Ministero delle Forze Armate ha difeso la decisione di escludere l’adolescente dal liceo militare dove era stata iscritta da febbraio. Pur rifiutando il termine “esclusione”, ha sostenuto che al contrario, questa rimozione “temporanea” era preferibile per tutti. Cavilli, un’arrampicata sugli specchi evidente. La paura di ritorsioni è innegabile.
Ma il comportamento peggiore è stato quello delle femministe. La socialista Ségolène Royal, già candidata all’Eliseo, anziché difendere la ragazzina, l’ha contestata. Anzi, ha criticato anche la campagna Je suis Mila. «Un’adolescente irrispettosa non deve essere portata a simbolo della libertà di espressione», ha detto la politica francese.
Marine Le Pen: “Il caso Mila conferma la deriva della Francia”
Dal canto suo, la leader del Fn, Marine Le Pen si è schierata dal primo momento con Mila. “Una ragazza di 16 anni non può parlare male di una religione senza essere minacciata di essere violentata, massacrata, assassinata. Centinaia di quartieri sono oggi nelle mani degli islamisti”, ha aggiunto Le Pen. “Il caso Mila purtroppo conferma il continuo peggioramento della situazione in Francia”.