I preti vittime dell’odio comunista: squarciato il velo del silenzio che ha sempre coperto i crimini

2 Dic 2020 8:01 - di Mario Bozzi Sentieri

È sfuggita ai più la notizia che recentemente la Chiesa ha deciso di canonizzare, quali “nuovi beati”, il sacerdote spagnolo Juan Elías Medina e 126 suoi confratelli  riconosciuti martiri: preti diocesani, religiosi e laici trucidati, tra il 1936 ed il 1939, in Spagna, in odio alla fede cattolica. Da quando, il 29 marzo 1987, Giovanni Paolo II proclamò beate, dopo il riconoscimento del martirio, tre carmelitane scalze del monastero di San José di Guadalajara, fucilate dai repubblicani il 24 luglio 1936, sono ormai più di duemila i processi di beatificazione, che hanno interessato e continuano a interessare  le vittime della persecuzione anarco-comunista, avvenuta, negli Anni Trenta, in Spagna ai danni di migliaia di vescovi, religiosi, suore, seminaristi.

Il silenzio sui crimini della persecuzione comunista

Squarciato il velo del silenzio, che per oltre mezzo secolo, aveva coperto i crimini e la politica del terrore perpetrati nel nome dell’ideologia comunista, grazie ad opere di grande impatto come Il Libro nero del comunismo, è infatti venuto emergendo quello che Stephen Courtois ha definito come un “negazionismo mascherato”, una sorta di “amnesia della memoria”, tendente a minimizzare la realtà del comunismo o comunque a confonderne le responsabilità.

Una delle pagine più ignobili del Novecento

La “disattenzione” dei grandi mass media conferma tale “amnesia”, finalizzata a  fare calare la cappa del silenzio su una delle pagine più ignobili e sanguinose del Novecento europeo. Facile ascrivere i misfatti compiuti al “clima dell’epoca”, se non addirittura alle responsabilità “politiche” della Chiesa spagnola, resa partecipe – a torto –  dell’Alzamiento e assimilata al franchismo.

Una “mitizzazione” strumentale

A questo si aggiunga una sorta di mitizzazione della Guerra di Spagna, compiuta anche grazie a certe edulcorate ricostruzioni hollywoodiane, trasformata nella lotta della democrazia dei rojos (socialisti, anarchici, comunisti) contro la dittatura delle baionette, del progresso sociale contro l’oscurantismo, del bene contro il male. Una “mitizzazione” strumentale, utilizzata più per evidenti finalità politiche che per una corretta ricostruzione dei fatti, del contesto e degli attori in gioco.

L’amnesia della memoria

Per evitare che l’amnesia della memoria prenda il sopravvento, occorre allora che i fatti, il contesto e gli attori in gioco vengano fissati e collocati correttamente, collocando  la persecuzione dei cattolici nella Spagna degli Anni Trenta, all’interno della più vasta storia spagnola, del progetto di sradicamento della Chiesa cattolica architettato dai partiti socialcomunisti, dal sindacato anarchico e dalle logge repubblicano-massoniche. Tutto questo a far data dal 1931, cioè cinque anni prima dell’Alzamiento nazionalista.

L’odio comunista per la religione

Come peraltro  ha scritto uno dei maggiori storici del periodo, il “laburista” inglese Hugh Thomas – “mai nella storia d’Europa e forse in quella del mondo, si era visto un odio così accanito per la religione e i suoi uomini”. Ben venga allora la costante, metodica attenzione della Chiesa cattolica a non dimenticare, nel segno di una memoria motivata, costruttiva, attiva.

Non dimenticare, nel segno della verità

Motivata dalle ragioni di fondo che sostengono una corretta ricerca storica, ma anche dalla necessità di non cadere vittime dell’idea di “salvare” l’ideologia comunista scindendola dalla sua “pratica”, dalle atroci vicende che ne hanno segnato l’esperienza criminale e repressiva.

Costruttiva per la volontà di ampliare l’orizzonte delle analisi dalla mera dimensione della Guerra Civile a quella della persecuzione religiosa, dalla polemica sul franchismo a quella sulle responsabilità oggettive delle forze repubblicane ed anticlericali.

Attiva perché a fronte delle “epurazioni” storiche sostenute dal governo spagnolo e dai mass media europei la memoria di   chi ha subito la persecuzione  nel nome della fede non vada perduta. Ad essere rivendicata, al di là degli opportunismi politici della sinistra, è una grande Tradizione di martirio, esemplarmente fissata dalle parole dei perseguitati spagnoli. Per non  dimenticare, nel segno  della verità.

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