Carceri, Sappe: “Governo ridicolo, le nuove assunzioni sono una goccia nel mare”

29 Dic 2020 19:03 - di Redazione

Prendo atto che il governo, con il concerto del Mef e con lo schema di Dpcm ha autorizzato oggi poco più di 500 assunzioni nel Corpo. Una goccia nel mare. Insufficiente a coprire i pensionamenti e le riforme dal servizio. Così Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.

Carceri, l’allarme del Sappe: il governo sbaglia

“Ma poco o nulla è previsto per investire nella tecnologia penitenziaria. Un provvedimento di legge che introduca l’obbligatorietà del lavoro per i detenuti. E’ l’ozio in cella che favorisce la costante e continua riproposizione di eventi critici in carcere. Tra i quali le risse e i tentati suicidi“.

I detenuti devono lavorare, l’ozio alimenta le risse

Il Sappe va giù pesante sulle nuove assunzioni straordinarie previste dal nuovo Dpcm. “E’ assurdo come questo Conte Bis non capisca che le carceri sono più sicure assumendo gli agenti di Polizia Penitenziaria che mancano. Finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi anti-scavalcamento. Potenziando i livelli di sicurezza delle carceri. Eppure – prosegue Capece – le rivolte di marzo avrebbero dovuto far comprendere che si deve puntare sul potenziamo delle politiche di sicurezza. Piuttosto che favoleggiare di amnistie e indulti. Fare lavorare i detenuti durante la detenzione dev’essere prioritario. Su questo c’è ancora molto da fare”.

In Italia solo il 15 per cento dei detenuti lavora

In Italia – spiega – lavora circa il 15% dei presenti, quasi tutti alle dipendenze del Dap in lavori di pulizia o comunque interni al carcere. Poche ore a settimana. Eppure, chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidiva del 68,4%, contro il 19% di chi fruisce di misure alternative. E addirittura dell’1% di chi è inserito nel circuito produttivo. Tenere i detenuti fuori dalle celle buona parte del giorno a non far nulla è una scelta assurda e pericolosa. Dovrebbero lavorare”, conclude. “I meno pericolosi in progetti di recupero ambientale nelle città, pulendo i greti dei fiumi o i giardini pubblici. Gli altri in attività dentro al carcere”.

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