Povero Sansa, ha perso le elezioni e si vendica con gli insulti: «Toti ha vinto come Hitler»

25 Nov 2020 12:01 - di Marta Lima

Ha perso, nettamente, ma non se ne fa una ragione. Il giornalista del Fatto Quotidiano, Ferruccio Sansa, uscito massacrato dal confronto in Liguria con Giovanni Toti, come unico modo per fare politica continua a utilizzare quello dell’insulto, del paragone violento. “Anche Hitler e Mussolini hanno vinto le elezioni”, dice, dimostrando anche una scarsa conoscenza della storia nell’accostamento tra due leader completamente diversi. Ma il suo obiettivo è delegittimare, non provare a proporre qualcosa.

Sansa e il paragone tra Toti e Hitler

“Senza alcun paragone con l’attualità, ricordo che anche Hitler e Mussolini hanno vinto le elezioni, ma non avevano ragione”, ha detto ieri in aula consigliere regionale di opposizione criticando il centrodestra, che difendeva l’annunciata assenza per ‘impegni istituzionali’ del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti impegnato in commissione Affari costituzionali del Senato e a un evento di Confindustria. Ferruccio Sansa ha “ricordato la storia perché magari qualcuno ha delle nebbie”. “In politica non conta solo vincere. A ogni consiglio regionale il presidente Giovanni Toti esordisce: noi abbiamo vinto. Noi abbiamo preso più voti di voi. Vero, ma vuol dire avere ragione?”, ha poi delirato Sansa su Facebook.

Il tristissimo post autocelebrativo del giornalista

Il post di Sansa, che invitiamo a leggere con un klinex tra le mani, si conclude con il suo incontro, per strada, con un fan deluso dall’elezione di Toti, una sorta di folgorazione in stile Medjugory con commozione reciproca. “Stasera sono entrato in una pizzeria della Val Bisagno. Aspettavo la pizza per la fame ma anche solo per sentire il tepore del cartone tiepido mentre camminavo con il freddo che entrava nella giacca. Prima di uscire il titolare mi è venuto vicino, mi ha guardato bene la faccia coperta con la mascherina: “Ma lei non è Sansa?”. Sì, sono io. “L’abbiamo seguita. Grazie”. Sì, certo, meglio vincere. Ma c’è qualcosa che conta di più: essere riusciti a farsi capire. Non aver tradito la propria impronta”. Da una parte Hitler e Mussolini, dall’altra un mix tra De Gasperi e Madre Teresa di Calcutta.

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