M5S, la fronda di “Dibba” mette Di Maio contro Conte: «Dobbiamo pesare di più nel governo»

17 Nov 2020 14:23 - di Valerio Falerni
Di Maio

«Non esistono cose di destra o di sinistra, esiste l’Italia». Non è il massimo dell’originalità, ma è tutto quel passa su Fb il convento di Luigi Di Maio. Al ministro degli Esteri la frase dev’essere piaciuta tanto da aprirci il commento sugli Stati Generali del M5S, appena conclusi. In precedenza, in un’intervista al Fatto Quotidiano, sempre più house organ dei Cinquestelle e del governo, l’ex-capo politico aveva reclamato «più spazio per il MoVimento nel governo». Del resto, a dispetto dei sondaggi calanti, il M5S resta la prima forza politica del Parlamento. «Non dobbiamo aver paura di mostrare il nostro peso come fatto già in passato. In alto i cuori», è l’esortazione di rito da parte di Di Maio.

Di Maio intervistato dal Fatto Quotidiano

Comunque sia, la partita interna si è complicata molto. Gli Stati generali si sono conclusi senza un nulla di fatto. Buio sul numero dei membri della segreteria collegiale, buio sulle modalità di voto della leadership, buio sul rapporto con la piattaforma Rousseau, e buio sulle condizioni poste da Alessandro Di Battista. Di Maio lo sa bene, e anche per questo non scopre le sue carte. Neppure per quel che riguarda il suo ingresso nella segreteria. «Farò le mie valutazioni a tempo debito», ha rivelato al giornale di Marco Travaglio. In realtà, la sua è una posizione difficile. Se infatti la fronda di Di Battista crea problemi al governo, rispondervi con un arrocco in difesa di Conte favorisce solo quest’ultimo.

«Nessuno scambio con Forza Italia»

Da qui la necessità di riprendersi il ruolo di capo politico in uno scenario completamente inedito. L’obiettivo della governabilità allontanerà sempre più il M5S dalle sue istanze identitarie. Lo prova proprio l’intervista al Fatto. Di Maio ha dovuto difendersi dall’accusa di “intelligenza” con Berlusconi per l’emendamento a protezione di Mediaset contro la scalata dei francesi di Vivendi. Un tempo, era l’accusa che muoveva al Pd. «Nessuno scambio con Forza Italia», assicura oggi Di Maio. Pare scontato. Ma è proprio questa risposta a svelare per intero lo psicodramma dei grillini.

 

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