Il derby governo-governatori lo pagano i cittadini. Dopo il Covid ricordarsi di riformare il Titolo V
Un giorno autonomisti e un altro centralisti. Dura la vita dei governatori italiani, costretti dall’emergenza sanitaria a tenere accuratamente il piede in due staffe. Sostenitori del ghe pensi mi nei momenti di bonaccia, corrono sotto l’ombrello dello Stato al primo annuncio di tempesta. Insomma, se tutto va bene è merito nostro, in caso contrario rivolgersi alla Capitale, prefisso 06 per chi chiama da fuori Roma. Eccellenza indiscussa di questo federalismo a targhe – pardon – a terga alterne è Vincenzo De Luca, ormai assoluta celebrity dei social dopo essere riuscito a far credere al colto e all’inclita di aver fermato il Covid con le sue stesse mani. Era vero invece che al di sotto del Garigliano il virus non era andato al di là di sporadiche incursioni.
Basta con lo scaricabarile istituzionale
Ma il Rambo del Vesuvio si rivelò un tale genio della comunicazione da convincere i campani, tutti o quasi, che a salvarli dalla prima ondata non fosse stato tanto il sangue di San Gennaro quanto il suo lanciafiamme. Tutt’altra musica oggi che il morbo è in pianta stabile a Napoli con il dichiarato obiettivo di testare la qualità della sanità in quella regione. Una sorta di hic Rhodus hic salta che da sempre toglie sorriso e sicumera a millantatori e vanagloriosi. Infatti O’ Sceriffo ha già cambiato registro. Laddove ieri sul Covid decideva in proprio, fiero risoluto, oggi cerca spasmodicamente l’avallo dell’autorità centrale. Nella sua scia tutti i suoi colleghi, a cominciare dagli alfieri dell’autonomia rafforzata, quelli che «lo Stato non deve decidere per noi».
Il contrasto al Covid esige risposte chiare e tempestive
Ora invece pretendono che lo faccia sul lockdown. E in misura uguale per tutti, alla faccia delle tanto sbandierate differenze territoriali. Eccolo il federalismo all’italiana, figlio della sciagurata riforma del Titolo V voluta nel 2001 dalla sinistra. Reso ancor più inguardabile da un governo nazionale che ormai non ne imbrocca più una. Il risultato è il quotidiano scaricabarile istituzionale con i cittadini sempre più sballottati tra un obbligo e un divieto. Nel frattempo, nel clangore prodotto dallo scontro tra ordinanze, Dpcm e persino raccomandazioni anti- Covid, si fa sempre più distinguibile il sottofondo di sempre: «Arrangiatevi!». Dio non voglia che sia davvero così.