Crisanti: «Riaprire a Natale per fare tutto il casino che abbiamo fatto in Sardegna? È follia»

17 Nov 2020 12:10 - di Roberto Mariotti
Crisanti

«Lo dico sinceramente». Il virologo Andrea Crisanti, ad Agorà, mette subito i paletti. «Noi stiamo imponendo un sacrificio importante agli italiani. Stiamo accettando anche un sacrificio sociale, perché 500 morti al giorno sono un sacrificio sociale ed emotivo grandissimo. E dietro ogni morto c’è un episodio di sofferenza grave. Poi che facciamo? Riapriamo tutto a Natale, per poi fare tutto il casino, e scusate la parola, che abbiamo fatto in Sardegna questa estate e ricominciare da capo? Questo è moralmente inaccettabile».

Crisanti e le sofferenze di carattere economico

«È vero», incalza il professore dell’università di Padova. «Ci sono sicuramente delle sofferenze di carattere economico. Ma stiamo facendo pagare anche un prezzo sociale ed emotivo immenso a tantissime famiglie. Sono morte 9mila persone da quando è iniziata la seconda ondata, non ce lo dobbiamo dimenticare».

Il rallentamento della curva

«Sicuramente le misure hanno avuto l’effetto di rallentare l’andamento della curva» dei casi di Covid-19. «La prossima settimana», aggiunge Crisanti, «ci dirà se questa curva si è stabilizzata». Quindi, «se siamo in una situazione di plateau o se effettivamente scende. Se non scende, è evidente che bisogna fare qualche altra cosa».

La situazione è stabile

«Sicuramente i contagi non stanno aumentando al ritmo della settimana scorsa. È una situazione stabile. Sono sicuro che alla fine di questa ondata si scoprirà che le regioni che avevano più posti in terapia intensiva avranno fatto più morti. C’è un paradosso: più posti di terapia intensiva si creano, meno pressione teoricamente c’è e più possibilità si dà al virus di infettare. E quindi di mandare persone in rianimazione».

Crisanti e i posti in terapia intensiva

L’esperto dell’università di Padova invita a non considerare solo i numeri di letti disponibili sulla carta. «Un posto di terapia intensiva non si crea attivando e accendendo un ventilatore. C’è dietro tutta una struttura e delle competenze che sono difficili da moltiplicare. Non si possono moltiplicare i letti senza mobilizzare infermieri e rianimatori. E assicuro che ci vogliono anni per formare un rianimatore. Inoltre», conclude Crisanti, «più posti letto lo specialista segue, più la capacità di curare pazienti diminuisce».

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