Boom di contagi: 35.098. I morti sono 580. I medici di nuovo in campo: «Non perdete altro tempo»

10 Nov 2020 17:52 - di Massimo Baiocchi
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Sono 35.098 i nuovi contagi di coronavirus in Italia resi noti oggi, secondo il bollettino del ministero della Salute. Da ieri sono stati registrati altri 580 morti.

Contagi, i medici: «Il Paese va chiuso adesso»

Serve chiudere il Paese adesso. Con un lockdown generalizzato. Fare abbassare la curva dei contagi, avvicinandoci alla possibilità di un vaccino anti-Covid in una condizione migliore. È la scelta più razionale per prepararsi, si spera, a una vaccinazione di massa in condizioni migliore dal punto di vista dell’andamento epidemico. Lo spiega all’Adnkronos salute Silvestro Scotti, segretario nazionale dei medici di medicina generale (Fimmg).

La vaccinazione di massa

«È la scelta più ragionevole perché – chiede Scotti – cosa succederebbe se all’arrivo del vaccino tutta l’Italia si dovesse trovare in zona rossa? Gestire una vaccinazione di massa in piena pandemia diffusa prospetta uno scenario davvero complicato», aggiunge Scotti. E ricorda «le file per l’epidemia del colera a Napoli. Ci troveremo a fronteggiare, oltre all’organizzazione, anche le questioni emotive, con la necessità di spiegare chi deve essere vaccinato in maniera prioritaria. Se non abbassiamo la curva – continua- tutto sarà più difficile».

I contagi e le Regioni “differenziate”

I dati sui contagi fanno riflettere. «È ipocrita differenziare le Regioni. Anche perché il fatto che ci siano Regioni che si “aggravano” di settimana in settimana in base ad alcuni indicatori, potrebbe mettere a rischio anche la solidarietà tra territori. Ci potrebbero essere, ad esempio, remore ad accogliere pazienti nelle proprie terapie intensive da parte di Regioni “arancioni” che rischiano di diventare “rosse”. In questo modo si aumentano gli egoismi sanitari». A marzo «una Regione che saturava i posti letto d’intensiva poteva ricorrere all’aiuto delle Regioni vicine. Siamo sicuri che con questo sistema potrà farlo ancora? Ragionare su modelli che fermano singoli sistemi, come se fossimo tanti piccoli stati, aumenta pericolosamente il modello di egoismo sociale. Che, in tema di sanità, è una tragedia».

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