Attenzione: caduta pensioni. I 3 indizi che svelano l’intenzione del governo di tagliare gli assegni
«Tre indizi – diceva Agatha Christie– fanno una prova». E nel servizio del Giornale.it sulle pensioni ci sono tutti. Quali? Il primo è certamente la sentenza con cui la Consulta ha riconosciuto la legittimità del contributo di solidarietà sugli assegni alti per tre anni, considerando nel contempo corretto il blocco delle rivalutazioni per i trattamenti previdenziali superiori ai 100mila euro annui. Il secondo è il tramestio del Conte-bis per eliminare la Quota 100 introdotta dal Conte-1. Il terzo, infine, l’allarme risuonato in questi giorni di Bankitalia sulla tenuta del sistema previdenziale, seguito da accorati appelli a optare per forme integrative di pensione.
Contributo di solidarietà anche su pensioni inferiori
Ma procediamo con ordine. La Consulta: i pensionati normali hanno accolto con indifferenza un verdetto che in effetti riguardava solo i percettori di assegni pesanti. In realtà, la Corte ha legittimato uno scippo di Stato, perché ha sdoganato il principio per cui è possibile tagliare gli assegni ledendo diritti acquisiti. Infatti, chi ha letto con attenzione quel verdetto sono i tecnici del governo. Che ora, anche sulla scorta di quanto accaduto con i vitalizi degli ex-parlamentari, potrebbero allestire ai pensionati un vero scherzetto da prete. L’idea sarebbe quella di estendere il ricalcolo contributivo alle pensioni in essere, la maggior parte delle quali – per effetto delle riforme Dini e Fornero – si basa su un sistema misto. Già così l’assegno sarebbe più povero.
Bankitalia: più previdenza integrativa
Ma, per ottenere tale obiettivo, il governo attiverebbe lo stesso meccanismo sperimentato con le pensioni più alte, dichiarato legittimo dalla Consulta: il contributo triennale di solidarietà. Esteso, questa volta, ai percettori di assegni molto più bassi degli attuali 100mila euro annui. Tutto questo spiegherebbe perché la Banca d’Italia si stia sgolando in favore della previdenza integrativa: Vale a dire accantonare una quota consistente durante la carriera lavorativa da affiancare a quella poi materialmente erogata dalla cassa previdenziale. In Italia, è decollata soltanto a metà. Ma le nubi accumulate sul nostro sistema previdenziale potrebbero ora convincere molti ad andare in questa direzione.