Salvini sul Dpcm di Conte: «Massacrare milioni di italiani, bar e palestre non serve. Servono i soldi»

24 Ott 2020 19:43 - di Bianca Conte
Salvini sul Dcm di Conte

Salvini esprime a caldo tutte le sue riserve sulla bozza del nuovo Dpcm. E ironizzando sulla fatidica telefonata di Conte, finalmente arrivata alle 16 di questo pomeriggio, dichiara: «Gli italiani non vanno massacrati. E prendersela con bar, ristoranti e palestre non serve contro il Covid». Il Paese, infatti, ribadisce il leader del Carroccio, ha bisogno di protezione per gli anziani. Più tamponi. Assunzioni di nuovi medici e infermieri. Cure domiciliari e un sistema di trasporti pubblici più sicuro e funzionale.

Salvini sul nuovo Dpcm: «Prendersela con bar, ristoranti e palestre non aiuta contro il Covid»

«16.06 di oggi: telefonata di Conte per preannunciare (non condividere o discutere) l’ennesimo Dpcm con cambiamenti: limiti e chiusure». Il commento di Salvini alla bozza dell’ultimo Dpcm è caustico e intriso di dubbi sulla sua reale efficacia. Infatti, a stretto giro dall’annuncio, il numero uno della Lega aggiunge: «Bisogna tutelare i soggetti più fragili, anziani e malati, senza richiudere in casa 60 milioni di italiani. Servono subito tamponi a domicilio. Assunzioni di medici e infermieri. Più autobus e metropolitane. Cure a casa per i malati meno gravi». E, soprattutto, ribadisce Salvini, «servono soldi, veri e subito, sui conti correnti di chi sarà danneggiato da nuove limitazioni o chiusure».

«Servono soldi subito, medici, infermieri, tamponi, cure domiciliari e trasporti»

«Prendersela con palestre e piscine. Bar e ristoranti, cinema e teatri, non serve a niente. Ma cosa significa “raccomandare” alla gente di non uscire e non spostarsi? Si può o non si può?», tuona poi Salvini sottolineando la mancanza di chiarezza del provvedimento e delle linee guida che contiene per il contrasto all’epidemia in corso. «Proteggere dal virus i più deboli, senza massacrare tutti gli italiani. Questo si deve fare», sottolinea ancora il segretario della Lega. Quindi, in chiusura, riserva a premier e governo l’affondo finale: «Dopo sei mesi persi in chiacchiere, monopattini e banchi con le rotelle… Noi vogliamo un’Italia sicura, sana, laboriosa e libera». E la stroncatura conclusiva è assestata.

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