La scelta svizzera fa paura: “Con pochi posti in terapia intensiva, lasciate morire gli anziani”

24 Ott 2020 16:34 - di Penelope Corrado
svizzera anziani

La Svizzera ha già deciso dal 20 marzo. Ma il documento è finito in Rete solo da poche ore. In caso di penuria di posti in terapia intensiva, gli anziani con patologie vanno lasciati morire.  «Si tratta di una situazione ipotetica, di crisi grave, ben lontana dallo scenario odierno», premettono le autorità svizzere, ma il protocollo ha fatto saltare sulla sedia anche il presidente dell’ordine dei medici del Canton Ticino, Franco Denti.

Il quotidiano La Stampa è entrato in possesso del documento e l’ha pubblicato. Si intitola “Triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di scarsità di risorse”. Elaborato dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva presenta le tipologie dei pazienti cui non verrebbe garantita la rianimazione cardiopolmonare e l’accesso ai letti di terapia intensiva. Tutto ciò nel caso peggiore. Quando è necessario fare una scelta, per scarsità di posti letto. A colpire nel protocollo elvetico è l’algida contabilità: chi salvare e chi no. E in Svizzera, gli anziani con patologie sono più a rischio che mai.

La Svizzera sugli anziani: “Sopra gli 85 anni non si interviene”

 «Al livello B, indisponibilità di letti in terapia intensiva, non andrebbe fatta alcuna rianimazione cardiopolmonare». È quello si legge nel documento. Quindi il dossier delinea le tipologie di pazienti destinati, in quelle condizioni, a non essere ricoverati in terapia intensiva. «Età superiore a 85 anni. Età superiore a 75 anni accompagnata da almeno uno dei seguenti criteri: cirrosi epatica, insufficienza renale cronica stadio III, insufficienza cardiaca di classe NYHA superiore a 1 e sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi».

A livello A invece, ovvero una situazione con letti in Terapia Intensiva disponibili ma risorse limitate, i criteri per non essere rianimati sono ancora più gravi: «Arresto cardiocircolatorio ricorrente, malattia oncologica con aspettativa di vita inferiore a 12 mesi, demenza grave, insufficienza cardiaca di classe NYHA IV, malattia degenerativa allo stadio finale».

La preoccupazione del presidente dei medici ticinesi

Franco Denti, presidente dell’Ordine dei Medici del Ticino, parla chiaro. «Quando è uscita questa direttiva siamo saltati sulla sedia. Decidere chi rianimare e chi no è pesante, pesantissimo per qualsiasi medico. Tuttavia, il protocollo, «che è pubblico, è a garanzia dei medici e degli stessi pazienti che potrebbero non aver voglia di essere sottoposti a ulteriori cure». Nel comunicato di presentazione del protocollo,, si parla anche della necessità di «prendere decisioni di razionamento», con una terminologia bellica. Insomma, per Denti siamo in guerra: «Ogni decisione spetta ai comitati etici degli ospedali. Non mi risulta che sia già successo, ma siamo molto preoccupati».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Vada Michele 25 Ottobre 2020

    Siamo alla pazzia pura questi signori non hanno nessun rispetto per la vita umana ceto è più comodo sopprimere vorrei ricordare a questi signori che l’unico padrone della nostra vita è Dio e non certo il dio denaro