In ricordo di “Cremino”: 45 anni fa l’omicidio di Mario Zicchieri. Nessuno ha mai pagato

29 Ott 2020 18:11 - di Federico Gennaccari
mario zicchieri

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Il pomeriggio del 29 ottobre di 45 anni fa in via Erasmo Gattamelata, al quartiere Prenestino, due ragazzi di 16 e 15 anni si trovano davanti alla sezione del Msi-Dn. Nei giorni precedenti estremisti di sinistra avevano sfondato la porta della sezione e, in attesa del fabbro per la riparazione, loro due, Mario detto “Cremino” e Marco, controllano il passaggio, mentre all’interno si tiene una riunione. Ad un certo punto, nei pressi della sezione, si ferma un’auto con tre persone a bordo. Scendono due giovani a volto scoperto con il cappotto, gli occhiali da sole e un copricapo. I due ragazzi pensano che siano altri militanti del Fronte della Gioventù, venuti da un altro quartiere. Purtroppo si sbagliano.

L’assassinio di Mario Zicchieri

I tre aprono il cappotto e tirano fuori i fucili a canne mozze, quelli usati per la caccia, sparando cinque colpi che colpiscono i due ragazzi. Mario Zicchieri cade sul marciapiede, ferito all’inguine, Marco Luchetti rimane in piedi e riesce ad entrare nella sezione per avvisare gli altri. Vengono soccorsi. Ma non si riesce a fermare l’emorragia di Mario che muore dissanguato, mentre Marco si salva, anche se inizierà un lungo calvario e numerose operazioni alle gambe. Intanto i tre assassini risalgono sull’auto e ripartono, inseguiti da un simpatizzante missino, arrivato nel frattempo, che minacciano di uccidere se non desiste dall’inseguimento.

Colpire le sezioni missine di periferia

Nel 1975 siamo in piena stagione dell’antifascismo militante, dei continui attentati contro le sezioni missine. Soprattutto quelle dei quartieri popolari come Cinecittà, Tuscolano ed anche il Prenestino. La sezione del Prenestino, di cui è segretario Luigi D’Addio, è molto attiva per le sue iniziative a favore della popolazione. Non è la prima volta che estremisti di sinistra sparano contro militanti del Prenestino. Sette mesi prima, il 17 marzo, due colpi di fucile erano stati esplosi contro due attivisti che stavano affiggendo manifesti e uno di essi, Raoul Tebaldi, un mese più tardi, il 20 aprile, era stato gambizzato con due colpi sparatigli da dietro. Una sezione di “frontiera”, bersaglio per estremisti di sinistra, aspiranti brigatisti rossi.

Sono passati 45 anni. Senza giustizia

Mario Zicchieri, purtroppo, è una delle tante vittime missine rimaste senza giustizia. In realtà i tre sono stati individuati, grazie anche alle rivelazioni di una pentita nel 1982, nei futuri brigatisti Valerio Morucci, Bruno Seghetti e Germano Maccari, allora militanti di Potere Operaio. Anche altri hanno confermato il loro coinvolgimento. Ma, nonostante le ammissioni dei pentiti e il riconoscimento di Morucci e Maccari da parte di Luchetti, il processo si chiuderà con una assoluzione per insufficienza di prove. Del resto Morucci, coinvolto nel sequestro Moro, è divenuto “prezioso” per le sue rivelazioni e quindi davvero non poteva essere condannato per aver ucciso un ragazzo di 16 anni, un “camerata”, un “fascista”.

Il ricordo di Mario Zicchieri resta vivo

Da parte sua Morucci negherà sempre. E arriverà persino a far finta di non ricordare nulla sulla vicenda, pur avendo affrontato un processato per l’uccisione di Zicchieri. Insomma il solito tentativo per negare non solo la giustizia, ma anche la storia e la memoria. Però Mario viene sempre ricordato da chi ha lottato insieme a lui, da chi l’ha solo conosciuto e dalle generazioni successive, in quel giardino che porta il suo nome in piazza dei Condottieri al Prenestino.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *