In Francia vietato criticare le nozze gay. Prof della Sorbona rischia 6 mesi di carcere

9 Ott 2020 12:26 - di Valerio Falerni
Sorbona

In Italia la notizia è rimbalzata sul Foglio proveniente da Le Monde: la Procura di Parigi ha aperto un fascicolo per «incitamento all’omofobia e alla transfobia» a carico del giurista Aram Mardirossiam, docente alla Sorbona. L’incriminazione potrebbe costare al professore sei mesi di carcere e 22.500 euro di ammenda. La sua colpa? Aver criticato il matrimonio omosessuale durante una lezione sugli sviluppi del diritto di famiglia del 2013. È accaduto il 29 settembre scorso e Mardirossiam discettava su un trasgender che aveva chiesto alla Cassazione di essere riconosciuto come madre. Non si era accorto che un telefonino pirata riprendeva la sua lezione immortalandone voce e volto.

Aram Mardirossiam spiegava la legge francese del 2013

E così tutti hanno potuto vedere e sentire Mardirossiam bollare come «totalmente folle» la richiesta del transgender. E anche il paradosso cui è ricorso per gli effetti aberranti del principio di «non discriminazione» su cui è fondata la legge. Eccolo: «E se uno volesse sposare il proprio cavallo, considerandolo persona?». Una forte sottolineatura dell’assenza di limiti introdotta dalla nuova normativa nel diritto di famiglia. «La legge – ne aveva infatti concluso – arriverà a legittimare la scelta che facciamo». Ai suoi studenti, però, il paradosso non è piaciuto e hanno organizzato picchetti in facoltà. Solo il prologo della censura del docente – puntualmente scattata – da parte di Thomas Clay, presidente ad interim della Sorbona.

Il docente discriminato in nome della non-discriminazione

A Mardirossiam non è restato che invocare la Costituzione. Ma inutilmente. Il Guardasigilli lo ha infatti deferito alla procura mentre il delegato del governo all’anti-discriminazione Frédéric Potier ha annunciato festante che «l’odio anti-Lgbt non ha posto alla Sorbona». Morale: la Francia, patria della libertè e degli immortali principi del 1789, ha incriminato un docente per aver espresso un’opinione. «Mi trovo davanti alla più parziale delle giurie, la folla anonima e odiosa dei social», ha denunciato Mardirossiam. E non è l’unico, Oltralpe, a patire gli effetti della deriva liberticida innescati dal principio di «non discriminazione». L’università di Tolosa ha infatti cancellato da un corso su Hegel Philippe Soual, docente di filosofia. Ai suoi censori è bastato additarlo come «portavoce della Manif pour tous», il movimento sceso in piazza in favore dell’unicità del matrimonio tra uomo e donna.

Quello della Sorbona non è l’unico caso

All’ateneo di Bordeaux, invece, il vade retro è toccato alla psicoanalista Syliviane Agacinski, molto critica dell’utero in affitto. La follia della Sorbona è lo specchio di quel che accadrà in Italia quando il Parlamento approverà il ddl Zan, dal nome del deputato Pd che ne è primo firmatario. Persino i vescovi italiani, da tempo afoni su tutto ciò che non riguarda l’immigrazione, hanno ritrovato voglia e voce per evidenziarne i pericoli. La Cei li ha messi nero su bianco in una nota il 10 giugno scorso. «Rischierebbe – vi si legge – di aprire a derive liberticide, per cui, più che sanzionare la discriminazione, si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione». Sembra di risentire la girondina Madame Roland mentre va incontro alla ghigliottina nella Francia del Terrore giacobino: «Libertà, quanti delitti in tuo nome». 

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