Immigrazione, Di Maio cede vergognosamente al ricatto del Pd e rinnega tutto quel che diceva

6 Ott 2020 11:50 - di Mia Fenice
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Alla fine i grillini sull’immigrazione si sono arresi al ricatto di Pd. E senza alcun pudore hanno mandato in soffitta con il consenso di Conte i decreti sicurezza che avevano votato quando andavano a braccetto con Matteo Salvini. Pur di restare attaccati alla poltrona si sono piegati ai diktat di Zingaretti contraddicendo la linea che avevano sposato durante il gialloverde. Un voltafaccia vergognoso.

Immigrazione, quando Di Maio difendeva i decreti sicurezza

Per rendersene conto basta ricordare quello che diceva Luigi Di Maio: «Questo testo è costituzionale, ha ricevuto addirittura apprezzamenti dall’Unione europea. E vorrei ricordare che tutto quello che è stato votato dai nostri iscritti nel contratto va votato». Non solo. Qualche mese dopo Di Maio rispondendo alle polemiche di qualche parlamentare grillino ribadiva che il decreto era stato votato dalla maggioranza. «Se c’è qualche membro della maggioranza a disagio» sul decreto sicurezza «si deve ricordare che fa parte di una maggioranza che quel decreto lo ha votato. Di un governo che lo sta applicando, che lo sosteniamo. E che chi prende parte in questo momento a questa boutade prende parte a una boutade politica per far sentire un po’ di sinistra chi con la sinistra non ha più nulla a che fare».

Immigrazione, esulta il Pd

Ma il vento è cambiato. E Di Maio poi con la sinistra c’è andato pure al governo. Quindi addio alle politiche sull’immigrazione di Salvini e del governo gialloverde. Ora a dettare la linea sull’immigrazione è il Pd. Le nuove disposizioni tolgono quasi del tutto la stretta sulle ong, ammorbidiscono i respingimenti e allungano i tempi di permanenza dei richiedenti asilo all’interno dei Centri di prima accoglienza. Zingaretti gongola. «I decreti propaganda/Salvini non ci sono più. Vogliamo un’Italia  – ha scritto su Twitter – più umana e sicura. Un’Europa più protagonista».

Immigrazione, ecco il nuovo decreto

Il decreto è composto da 12 articoli. Il Consiglio dei ministri, su proposta di Giuseppe Conte e del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, informa il comunicato di Palazzo Chigi, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifica agli articoli 131-bis e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento e di contrasto all’utilizzo distorto del web.

Immigrazione, ecco il nuovo decreto

Il provvedimento apporta modifiche alla disciplina vigente, tra l’altro, in materia di requisiti per il rilascio del permesso di soggiorno per esigenze di protezione del cittadino straniero, di limiti all’ingresso e transito di unità navali in acque territoriali italiane e di inapplicabilità della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” ad alcune fattispecie di reato.

Divieto di espulsione e respingimento

Per quanto riguarda la protezione internazionale degli stranieri, la normativa vigente prescrive il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini, per l’interessato, il rischio di tortura. Con il decreto, si aggiunge a questa ipotesi il rischio che lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti e se ne vieta l’espulsione anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare. In tali casi, si prevede il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale.

I permessi di soggiorno

Sempre in materia di condizione giuridica dello straniero, il provvedimento affronta anche il tema della convertibilità dei permessi di soggiorno rilasciati per altre ragioni in permessi di lavoro. Alle categorie di permessi convertibili già previste, si aggiungono quelle di protezione speciale, calamità, residenza elettiva, acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro di tipo artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori.

Riformato il sistema dell’accoglienza

Il provvedimento riforma anche il sistema di accoglienza destinato ai richiedenti protezione internazionale e ai titolari di protezione, con la creazione del nuovo “Sistema di accoglienza e integrazione”. Le attività di prima assistenza continueranno ad essere svolte nei centri governativi ordinari e straordinari. Successivamente, il Sistema si articolerà in due livelli di prestazioni: il primo dedicato ai richiedenti protezione internazionale, il secondo a coloro che ne sono già titolari, con servizi aggiuntivi finalizzati all’integrazione.

Spariscono le multe milionarie alle navi Ong

Il testo interviene poi sulle sanzioni relative al divieto di transito delle navi nel mare territoriale. Si prevede che, nel caso in cui ricorrano i motivi di ordine e sicurezza pubblica o di violazione delle norme sul traffico di migranti via mare, il provvedimento di divieto sia adottato, su proposta del ministro dell’Interno, di concerto con il ministro della Difesa e con il ministro delle Infrastrutture, previa informazione al Presidente del Consiglio.

Le operazioni di soccorso

Per le operazioni di soccorso, la disciplina di divieto non si applicherà nell’ipotesi in cui vi sia stata la comunicazione al centro di coordinamento ed allo Stato di bandiera e siano rispettate le indicazioni della competente autorità per la ricerca ed il soccorso in mare. In caso di violazione del divieto, si richiama la disciplina vigente del Codice della navigazione, che prevede la reclusione fino a due anni e una multa da 10.000 a 50.000 euro. Sono pertanto eliminate le sanzioni amministrative introdotte in precedenza.

Le altre novità

Ancora, il decreto introduce norme che rafforzano i dispositivi a garanzia della sicurezza pubblica. Implementando le misure del divieto di ingresso nei pubblici esercizi e nei locali di pubblico trattenimento o nelle loro adiacenze. Nonché le misure di contrasto al fenomeno dello spaccio di stupefacenti attraverso siti web.

Nel primo caso, si rafforza il cosiddetto “Daspo urbano”. Rendendo possibile per il questore l’applicazione del divieto di accesso nei locali pubblici anche nei confronti dei soggetti che abbiano riportato una o più denunce. O una condanna non definitiva, nel corso degli ultimi tre anni. Relativamente alla vendita o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope. Inoltre, si interviene sul trattamento sanzionatorio conseguente alla violazione del divieto. Prevedendo, in particolare, la pena della reclusione da sei mesi a due anni e la multa da ottomila a ventimila euro.

Con il secondo intervento, si estende il meccanismo dell’oscuramento dei siti. Sistema già utilizzato per il contrasto alla pedopornografia online.  Oscurati quindia quei siti che devono ritenersi utilizzati per la commissione di reati in materia di stupefacenti.

Inoltre, si inaspriscono le pene per i soggetti coinvolti in risse.Prevedendo che, qualora qualcuno resti ucciso o riporti lesioni personali, il solo fatto della partecipazione alla stessa sia punibile con la reclusione da sei mesi a sei anni.

Si stabilisce, infine, un rafforzamento delle sanzioni applicate in caso di comunicazioni dei detenuti sottoposti alle restrizioni di cui all’articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975. Si prevede una nuova fattispecie di reato che sanziona chi introduce o detiene all’interno di istituti penitenziari telefoni cellulari o dispositivi mobili di comunicazione.

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