Il gran ritorno di Bettini. “Voglio dare una mano al partito. Ma non farò una corrente. Di Roma non parlo”

6 Ott 2020 15:53 - di Stefania Campitelli

Pronto a scendere in campo a dare una mano prima che la casa bruci. Goffredo Bettini, politico di lungo corso, figura di spicco del Pd, torna in pista. Dopo la legislatura europea. l’elezione di Zingaretti, l’emergenza sanitaria ed economica lo hanno spinto ad abbandonare il pre-pensionamento.  “Non cerco ruoli”, precisa, “ma sento l’esigenza di fare qualcosa”.

Bettini:  non cerco ruoli ma voglio dare una mano

In una lunga intervista a Omnibus su la7, il regista degli anni d’oro rutelliani e veltroniani,  affronta tutti i temi caldi dell’agenda politica. Tranne che il nodo delle prossime elezioni comunali di Roma. “Non ne parlo – dice sornione – ho fatto un fioretto. Non faccio nomi. Non serve un grande nome”. Il segreto è valorizzare la nuova generazione che in questi anni ci ha messo la faccia. Monica Cirinnà per esempio.

“Non  chiamatemi il consigliere di Zingaretti”

Oggi Bettini è solo un membro della direzione, ma il suo peso è innegabile. Non vuole essere chiamato il consigliere di Zingaretti. Gli sta stretto. “E’ una definizione che fa male a me e a lui. Nicola è un leader autonomo e autorevole”. Ci tiene a uscire dalle vesti del vecchio saggio che lavora nell’ombra. “Sono ingombrante ma non umbratile”. Al segretario rinnova la sua stima ma non nasconde alcune dimenticanze del governatore del Lazio. A cominciare dal partito, che è rimasto sullo sfondo. Capace e autorevole, anche se criticato e osteggiato, Zingaretti è stato efficace nell’affrontare l’emergenza. Ma ora si deve ripartire dal partito.  Con o senza congresso.

“Serve un salto di qualità politico”

Entrare al governo? Sarebbe un errore. “Non ci deve andare, primo perché non vuole. E  poi perché in questo momento un rimpasto o un rafforzamento in termini di nomi non so quanto sia giusto. Il governo è un treno in corsa. E Conte non mi pare predisposto. Parlo piuttosto di un salto di qualità politico. Se si vuole arrivare fino a fine legislatura – spiega –  dobbiamo contrarre un’intesa politica positiva per il Paese. Decidere un programma di compromesso ma trasparente”.

Serve un’associazione con le menti brillanti

Bettini pensa a un’associazione politica e culturale con le meni più brillanti del partito. Che parli al partito e agli elettori. “Non una corrente”, ci tiene a sottolineare. “Un’area che faccia una battaglia per rinnovare. Le correnti spesso arruolano il peggio”.

Qualche nome? Grande stima per Gaetano Manfredi, ministro dell’Università. Ma anche di Antonio Bassolino. Personalità “interessante” e di “grande spessore”. Definisce Gualtieri un grande ministro del Tesoro, un “pilastro del governo” anche in ambito europeo”. Sul Campidoglio prende tempo. “Ho già dato”, scherza. “Dobbiamo tirare fuori il candidato migliore partendo dalla coalizione e da un lavoro programmatorio”. Non esclude le primarie e ha in mente quella che chiama la nuova generazione romana “Che va valorizzata”.

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