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Covid, l’urlo silenzioso: non rubate l’anima a noi italiani, non condannateci alla solitudine

Cronaca - di Daniele Milani - 30 Ottobre 2020 - AGGIORNATO 30 Ottobre 2020 alle 14:16

Nessuna spocchia, nessun negazionismo o positivismo personale sul Covid (termini che non hanno molto senso, in verità). Ma piuttosto assoluta mancanza di interlocutori attendibili e coerenti tra loro a livello sanitario, politico e, soprattutto, mediatico. Noi sappiamo di non sapere ma avremmo voluto provare a ragionare e imparare o addirittura condividere o dissentire. Poco sappiamo di economia, nulla di medicina. E allora ci immettiamo sommessamente su un argomento che, forse, ci è più congeniale. Cioè quello delle cose che vanno al di là del materiale. Parliamo di cose obsolete come spirito, anima o addirittura etica generale. Per farlo, ci vogliamo collocare dalla parte sbagliata ( «ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati», scriveva Bertolt Brecht).

Covid e la vita a misura d’uomo

In particolare ci vogliamo riferire alle conseguenze degli ultimi provvedimenti del governo. Limitano il contatto e la mobilità della gente per prevenire o almeno ridurre il contagio. La rivolta contro queste decisioni si è manifestata, per certi aspetti giustamente, da parte di tutti coloro che hanno subìto, subiscono e subiranno danni economici probabilmente irreversibili dalle chiusure decise dal governo. Ristoranti, bar, palestre, cinema e teatri, oltre scuole, università ed altre strutture fino ad oggi, bene o male, hanno consentito a tutti di condurre una vita a misura umana.

Il confronto di idee e sensazioni

Noi vogliamo dare voce anche all’altra maggioranza delle persone, ai cittadini o per meglio dire ai membri della Comunità Nazionale che di tale diritto non possono più usufruire. A costoro i provvedimenti del governo non tolgono, forse, la capacità di sopravvivenza materiale. Piuttosto riducono la possibilità di espletamento di quella caratteristica propria dello spirito. Caratteristica che si manifesta attraverso la socialità, i rapporti umani, il confronto di idee e sensazioni. Si possono sviluppare, magari in modi diversi, anche al bar, in una palestra, al cinema o al teatro.

Il Covid e la solitudine

Con l’emergenza Covid tutto è venuto meno. Al bar, magari la sera, per fare un esempio non si va solo per bere o peggio ubriacarsi. Magari si può incontrare un amico o un’amica per commentare un fatto, un libro, per innamorarsi o più semplicemente per rilassarsi. Il problema è che la vita verso la quale ci stanno indirizzando è tale che non consente di dare agio alle qualità o, se preferite, ai difetti propri dell’essere umano. Tutto ciò ha un nome terribile: solitudine. Si può sopravvivere materialmente stando isolati, l’anima, però, soffre e con l’anima il corpo.

Per favore, non rubateci l’anima

Certamente esistono e, soprattutto sono esistiti spiriti eletti che prediligono la solitudine. Ma sono, e sono stati, pochi e lontani nel tempo. Oggi di eremiti o stiliti se ne vedono in giro molto pochi. Non rubateci l’anima, in quel senso abbiamo già dato.

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di Daniele Milani - 30 Ottobre 2020