Coronavirus, l’esperto: «Possibili 6 milioni di contagiati in Italia, gli anticorpi scompaiono»
«Gli italiani contagiati dal nuovo coronavirus sono molti di più di quanto riportano le stime ufficiali. I test sierologici potrebbero non aiutarci a rintracciarli tutti». Lo sostiene, in un’intervista al Messaggero, Paolo Gasparini,. Il direttore del dipartimento di Diagnostica avanzata dell’Ospedale Burlo Garofalo di Trieste delinea la situazione. «Sulla base di uno studio che abbiamo condotto, abbiamo dimostrato che gli anticorpi sviluppati a seguito del contagio, dopo poco tempo non risultano più rilevabili nel sangue. È come se sparissero. Quindi, con i nostri attuali strumenti non siamo in grado di individuare tutte le persone colpite dal virus».
I contagiati e gli anticorpi
«A luglio le stime dell’Istat indicavano circa 1,5 milioni di contagiati», afferma Gasparini. «Ma quando è stata effettuata la rilevazione probabilmente gli anticorpi cominciavano già a scomparire. Noi stimiamo circa 6 milioni di contagiati. È ovviamente solo una stima approssimativa. Ma è più vicina al numero reale del fenomeno. Abbiamo testato», racconta, «tra aprile e luglio, 720 dipendenti dell’ospedale, sia amministrativi in smartworking che gli operatori sanitari a contatto con i malati. In una prima rilevazione effettuata tra fine marzo e inizi aprile abbiamo scoperto che il 17 per cento era positivo. E che aveva sviluppato gli anticorpi».
Le rilevazioni e la positività
In molti casi, aggiunge, «si trattava di persone asintomatiche o paucisintomatiche, che non sospettavamo nemmeno che fossero positive. In particolare, la percentuale di positività tra gli amministrativi è stata del 10 per cento. Quella degli operatori sanitari, invece, del 20 per cento. Dopo tre mesi abbiamo effettuato una nuova rilevazione. Ebbene, se ad aprile il 17 per cento era positivo al test, dopo tre mesi meno dell’1 per cento aveva ancora gli anticorpi. Con un semplice calcolo possiamo stimare che il dato dell’Istat è quasi sei volte più basso di quello che potrebbe essere il dato reale».
Possibile ammalarsi più volte
«La quantità degli anticorpi si riduce drasticamente nel tempo», continua Gasparini. «Non sono più rilevabili con gli attuali test a nostra disposizione. Io stesso, che avevo scoperto di essermi ammalato, ora non ho più gli anticorpi che dimostrano la mia passata positività. Ci domandiamo se gli attuali test sierologici determinano o meno se una persona è stata contagiata o meno in passato. E ci chiediamo quanto durerà l’efficacia di un futuro vaccino. È possibile che potremmo ammalarci più volte. Tuttavia è anche possibile che il nostro sistema immunitario conservi in memoria il virus e che metta in circolo gli anticorpi solo nel momento in cui diventa necessario. E che è per questo che dopo un po’ non riusciamo a rivelarli con i nostri test».
Tu qyoque?
Credo di essermi ammalato a febbraio. Poi è sparito tutto, ma proprio tutto e non è tornato più. Cosa ho fatto? Niente di particolare. 6 chilometri a piedi al giorno, 3 pastiglie di vitamina C sono bastate.
Dimenticavo. Ho 64 anni e problemi al fegato.
Perché “tu quoque”? Perché questo “esperto” somiglia troppo a Borioni. Uno sparasentenze senza né capo né coda. Io dò più ctedio a Tarro, a Zangrillo, a chi sul campo ci sta, fa meno chiacchiere e, le poche volte che interviene, replica con le sue osservazioni ed i suoi risultati.
Ci si può ammalare più volte? Certo, è ovvio. Finché si sta al mondo è normale. Se si devono citare come esperti persone che proferiscono simili banalità, per favore, lasciateli agli inutili giornaloni della sinistra. Grazie.
Grazie per la Sua osservazione.
Dimostrazione che asintomatico non significa malato, ma che si è entrati in contatto col virus. Un polverone interessato per altri scopi, ma il nulla dal punto di vista clinico.
Perché non si dice che il 45% degli immigrati africani sono positivi al test della tubercolosi? Perché i più non sono malati e dirlo sarebbe razzista.
Due pesi e due misure di una bilancia truccata che pende dalla parte che fa comodo.
Il vaccino potrebbe dimostrarsi un flop, ma di certo sarà un affare per le case farmaceutiche, che spingono per alimentare paura ed affari.