Conte e Di Maio fanno passerella con padre Maccalli e Chiacchio, ma il governo non ha meriti
“Sì, sono io, Pier Luigi”. Ai funzionari dell’intelligence italiana che li avevano contattati al telefono, Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio, i due italiani liberati ieri in Mali dopo due anni di prigionia, sono apparsi “emozionati, quasi increduli per una vicenda che si stava concludendo favorevolmente. Felicissimi, hanno ringraziato il governo per il buon esito della vicenda”, dicono dalla nostra intelligence.
Con Maccalli e Chiacchio liberati un ex ministro e una cooperante francese
In realtà, il nostro governo nella vicenda ha influito meno di zero. Infatti, insieme a loro, sono stati rimessi in libertà anche la cooperante francese, Sophie Pétronin, rapita a Goa alla viglia di Natale del 2016 e Soumaïla Cissé, leader del maggiore partito all’opposizione ed ex ministro del Mali, rapito nel mese di marzo vicino a Timbuktu. Gli ostaggi sono stati rilasciati dopo la scarcerazione di un gran numero di terroristi o presunti tali e delicate trattative tra jihadisti e mediatori.
Insomma, il governo Conte ha avuto solo la fortuna di essere a Palazzo Chigi, al momento giusto. Eppure, lo stesso Conte ed il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a quanto si apprende, saranno oggi a Ciampino per accogliere i due italiani liberati in Mali.
Il Mali ha liberato duecento terroristi in cambio degli ostaggi
Durante lo scorso fine settimana le autorità della ex colonia francese avevano deciso di liberare un gran numero di terroristi o presunti tali – si parla di oltre 200 – arrestati durante diverse operazioni militari. Le autorità del Mali ne avrebbro liberati un’altra trentina tra lunedì e martedì. Il tutto, per favorire la liberazione delle persone in mano ai jihadisti.
“Da agosto abbiamo cominciato ad avere dei feedback sui gruppi che detenevano gli ostaggi tra cui i due italiani. Le aree del nord sono sempre più attraversate da gruppi jihadisti che hanno forti collegamenti con Daesh e al Qaeda. Il cambio di governo nel Mali è stato decisivo. C’e un certo bisogno del nuovo governo maliano di dimostrare di essere in grado di riportare stabilità nel Paese e quindi hanno sfruttato questi contatti. Abbiamo visto che la linea di comunicazione con questi gruppi era efficace e li abbiamo incoraggiati ad andare avanti nell’interlocuzione”. Così fonti dell’intelligence italiana ricostruiscono all’Adnkronos le fasi che hanno portato alla liberazione di Padre Pier Luigi Maccalli e di Nicola Chiacchio.
Padre Maccalli e il mistero su Nicola Chiacchio
“A livello locale avevano bisogno di riportare a casa l’ex ministro Cisse, che era stato all’opposizione del governo e che faceva parte del gruppo degli ostaggi, tra cui i due italiani. C’è stata quindi -viene rilevato- una forte collaborazione di intelligence e informativa, fino a quando non si è arrivati al rilascio. Ottenuta la prova dell’esistenza in vita degli ostaggi, con foto e video, abbiamo capito che eravamo sulla strada giusta”.
Padre Maccalli, della diocesi di Crema, fu rapito il 17 settembre del 2018 in Niger, in una missione a circa 150 km dalla capitale Niamey. Nicola Chiacchio è un cittadino italiano di origine campana rapito in Africa nel 2019, in circostanza misteriose. Del suo rapimento non si era mai avuta notizia.