Referendum, il “no” tenta Salvini: «Chiunque vinca, il Parlamento sarà delegittimato»

3 Set 2020 17:54 - di Valerio Falerni
Referendum

Partito in sordina, ovattato dalle concomitanti elezioni regionali, l’ombra del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari si staglia all’orizzonte come il vero appuntamento politicamente decisivo. Più si avvicina, più appare chiaro che il “” darebbe solo un po’ di ossigeno ad un M5S in disfacimento, prolungando così l’esistenza di un governo in agonia. I big del centrodestra, tuttavia, se ne tengono alla larga. Matteo Salvini è salomonico: «Che vinca il “sì” o il “no”, il Parlamento è comunque delegittimato». Il forzista Rotondi prova a pressare per spingerlo a prendere posizione. «Se Salvini annuncia di votare “No” – dice -, fa la mossa del cavallo, cancella il Papeete, licenzia il governo e in tre mesi è a Palazzo Chigi».

Brunetta: «Per Berlusconi il “sì” è uno spot ai 5Stelle»

In Forza Italia a tenere alta la tensione è l’interpretazione delle «perplessità» di Berlusconi. Per Renato Brunetta, la posizione del Fondatore è fin troppo chiara. E, in un’intervista al Dubbio, la esplicita così: «Ha detto che il taglio è uno spot dei grillini e un imbroglio. Cosa deve dire di più?». Insomma, quello del Cavaliere è un “no” barrato sulla scheda del referendum. Una posizione, quella del responsabile economico “azzurro”, perfettamente collimante con quella dei Radicali. Il segretario Maurizio Turco e il tesoriere Irene Testa intravedono nella riduzione del numero dei parlamentari «il via» per inaugurare «l’eversivo programma di superamento della democrazia rappresentativa». Il prossimo passo, avvertono, sarà «l’abolizione del vincolo di mandato».

Il referendum squassa il Pd

Acque agitatissime, invece, a sinistra. Gli oppositori interni di Zingaretti sono costretti a difendersi dall’accusa lanciata loro dal segretario di giocare al “tanto peggio, tanto meglio”. «Non tifo perché cada il governo Conte, ma il Pd non può sottostare alle “bandierine” dei 5Stelle», replica da Repubblica Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. «Il taglio dei parlamentari poi – aggiunge – è una bandierona populista. Una vittoria per Di Maio e noi saremo i portatori d’acqua». Anche lui è per il “no”. A conferma che i nuovi equilibri, non escluse le elezioni anticipate, passano più attraverso l’esito del referendum che delle elezioni regionali.

 

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *