Negazionisti, l’immunologa Viola: «Gli scienziati facciano il mea culpa, troppi messaggi fuorvianti»

3 Set 2020 11:07 - di Roberto Mariotti
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Sul fenomeno dei negazionisti per Covid-19, «il problema è ricostruire una fiducia tra i cittadini e le istituzioni. E anche tra i cittadini e la ricerca scientifica. Qui ci sono errori da tutte le parti. E noi come scienziati dobbiamo fare un mea culpa, perché anche noi abbiamo dato messaggi contraddittori». Lo ha spiegato ad Agorà Estate su Rai 3 Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova.

Negazionisti, la virologa e le colpe degli scienziati

L’esperta ha parlato della manifestazione dei negazionisti a Roma. «Sono stati dati dall’inizio della pandemia messaggi contraddittori e fuorvianti», ha detto Viola. «Quello che dobbiamo fare noi scienziati da un lato è l’autocritica. Dall’altro, invece, dobbiamo limitare i nostri scontri, come abbiamo sempre fatto, al nostro mondo: nei congressi, attraverso le pubblicazioni. Però quando ci confrontiamo con il pubblico dobbiamo cercare di portare un unico messaggio, che è quello della comunità scientifica».

«Il virus c’è, la situazione è ancora sotto controllo»

«Ricordiamoci», ha aggiunto, «che quando parliamo non lo facciamo come singoli, ma come rappresentanti di un’intera comunità». Ai negazionisti Viola dice che «il virus c’è, ahimè. Sarebbe bello se non fosse così. Sicuramente la situazione nel nostro Paese è serena e sotto controllo. Però in altri Paesi non è così».

Le parole di monsignor Peri

«Ho avuto il coronavirus, non riuscivo a stare in piedi. Mi mancava il respiro. Tutto questo non era una messinscena». Sono le parole che monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, rivolge ai negazionisti. Ad aprile è stato ricoverato per coronavirus: giorni e giorni di febbre alta, gli antibiotici, poi la lunga fisioterapia. «Fanno tristezza le discussioni dei negazionisti», commenta. «Si è arrivati a negare la Shoah, ora quasi non mi stupisce si arrivi a negare il coronavirus. Ma il punto è che da loro non ho visto argomentazioni e si finisce per offendere la dignità di chi ha pagato il prezzo più alto e ci ha rimesso le penne».

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