M5S, scissione alle porte. Tutte le manovre degli scontenti: “I vertici la pagheranno cara”

19 Set 2020 10:41 - di Gianluca Corrente
M5S

Il timore serpeggia nel governo e rimbalza nei gruppi parlamentari del M5S. Dove la guerra è aperta, Davide Casaleggio nel mirino. Lunedì potrebbe essere il punto di non ritorno per un Movimento “balcanizzato”. Fonti di governo grilline spiegano all’Adnkronos che due sono le possibili strade che si profilano all’orizzonte. Entrambe da incubo per la creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Se il referendum sul taglio dei parlamentari dovesse confermare la “sforbiciata” dei seggi – portandoli dagli attuali 945 a 600 – in molti, nelle file del Movimento, potrebbero maturare la convinzione di essere giunti al game over. Quindi, di non avere un futuro al prossimo giro. E decidere di migrare al gruppo Misto, salutare il Movimento «con un vaffa», sintetizza la stessa fonte. E garantire il sostegno al governo Conte, risparmiando però i 300 euro versati mensilmente all’Associazione Rousseau.

M5S, il gruppo di scontenti verso i fuoriusciti

L’altra ipotesi è ancor più urticante della prima per chi siede al governo, ma anche considerata più verosimile. Un drappello corposo di scontenti del M5S  – in combinato disposto con i parlamentari già usciti dal Movimento – potrebbe decidere di dar vita a un gruppo autonomo. Continuerebbero così a dare il sostegno all’esecutivo chiedendo in cambio una contropartita in termine di ministri e sottosegretari. Una partita a poker che potrebbe rendere ancor più complessa la vita del governo Conte. C’è chi guarda con sospetto, in particolare, al dissidente Giorgio Trizzino, particolarmente attivo tra i ribelli e con un forte ascendente su di loro. La settimana scorsa, a quanto apprende l’Adnkronos, c’è stato un summit tra ribelli, una decina di eletti, che guardano a un futuro diverso, a una formazione di segno progressista. Non solo.

«C’è la possibilità di creare un nuovo gruppo»

C’è molta rabbia, la voglia di fare uno sgambetto ai vertici facendogliela pagare cara. A livello nazionale e a livello locale. Un altro incontro ha visto riuniti ex parlamentari M5S, ora al Misto. La testimone di giustizia Piera Aiello, tra gli ultimi ad aver abbandonato la casa 5 Stelle, ammette che c’è fermento. «Ci siamo incontrati nei giorni scorsi e ci rivedremo dopo il voto», racconta all’Adnkronos. «Siamo stati avvicinati anche da dissidenti di altri partiti che non si trovano bene. La possibilità di costituire un nuovo gruppo c’è. Non c’è ancora un simbolo né una connotazione politica», mette in chiaro Aiello. «Siamo ancora nel campo delle ipotesi. Se dovesse nascere, sarà un gruppo che deve consentire a ognuno di noi di portare a termine il lavoro iniziato quando siamo entrati in Parlamento. E che non ci faccia fare i “pigia-bottoni” in Aula».

Gli obiettivi degli ex e quelli di Fioramonti

Anche l’ex grillino Paolo Lattanzio, che alle regionali in Puglia si è speso per Michele Emiliano, vede all’orizzonte «più di qualcosa». E cioè «una componente maggiormente green che guarda anche a realtà diverse dal Movimento». Questa sarebbe la direzione a cui sembra mirare l’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. «Non è un mistero che io stia lavorando alla formazione di un nuovo gruppo», dice per esempio Raffaele Trano, ex 5 Stelle ed ex presidente della Commissione Finanze.

M5S, lo scontro con Casaleggio

Lo scontro con Casaleggio – come riporta l’Adnkronos – del resto è giunto al punto di non ritorno. La dice lunga il fatto che da giorni rimbalzi nelle chat interne un link che consente di verificare se un nominativo risulti o meno iscritto al M5S. Stando a questo database, Casaleggio non figurerebbe tra gli attivisti. I nodi sono tanti – anche sulla gestione futura del Movimento e gli Stati generali, visti da molti come una chimera – e stanno pian piano venendo al pettine. Nei giorni scorsi tre deputati si sono autosospesi dal M5S in aperta polemica con la mail anti-morosi di Casaleggio, chiedendo una svolta ai vertici pentastellati. Tra questi,Fabio Berardini, che osserva: «Provvedimenti disciplinari per coloro che hanno sostenuto il No al referendum? Penso che molti siano stufi di navigare a vista. Sicuramente se il Movimento non tornerà sulla retta via, per la difesa dei valori originari, credo che molti lo abbandoneranno».

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