Lo smart working piace ai giovani, ma con flessibilità e autonomia. Ecco cosa vogliono
Le nuove generazioni sono entusiaste dello smart working, ma non nella sua accezione di lavoro da remoto. Per i giovanissimi smart working deve fare rima con autonomia e flessibilità. Ovvero le caratteristiche fondamentali della loro azienda dei sogni. Non vogliono perdere il contatto con l’ufficio, a patto che gli spazi vengano ripensati in modo da incentivare la condivisione, la creatività e i momenti di convivialità. I giovani, che spesso ricoprono ruoli più junior all’interno dell’azienda, sono preoccupati per la formazione. Per poter imparare è fondamentale il confronto spontaneo e la possibilità di lavorare vicino ai manager e colleghi più esperti. È questa la fotografia scattata da OneDay, il business community builder che mette le nuove generazioni al centro, nell’Osservatorio “Smart Working: il punto di vista di GenZ e Millennials” presentato in collaborazione con Il Sole 24 Ore.
Smart working, lo studio
L’obiettivo dell’osservatorio è restituire uno sguardo completo su come sarà il lavoro del futuro in post-covid, capire le aspettative dei giovani lavoratori e interpretare il pensiero delle aziende che li assumeranno, provando così a ridurre quel gap che troppo spesso fa sì che i giovani talenti non trovino il loro posto nel mondo del lavoro.
«Abbiamo pensato di creare un Osservatorio sul tema dello Smart Working perché ci siamo accorti che nell’enorme dibattito tra professionisti mancava l’opinione di coloro che saranno i lavoratori si domani», commenta Gaia Marzo, corporate brand director di OneDay.
«Abbiamo coinvolto i pilastri del nostro business, ovvero le community, con cui quotidianamente entriamo in contatto e grazie alle quali siamo in grado di avere uno spaccato sempre aggiornato sui temi che riguardano le nuove generazioni», spiega Marzo.
OneDay ha indagato il pensiero sui cambiamenti del mondo del lavoro. Grazie al contributo di chi questo cambiamento lo sta vivendo da protagonista. E a un sondaggio cui hanno risposto oltre 2mila giovanissimi (tra studenti, lavoratori e in cerca di nuove opportunità). I risultati sono stati raccolto in un paper diviso in due parti. Analisi quantitativa e qualitativa delle risposte, arricchita dai preziosi contributi di professionisti che tutti i giorni e nei più svariati modi si occupano di giovani e lavoro. E poi case history di tre top aziende e brand che hanno raccontato il loro punto di vista sul tema da angolature differenti.