“Il M5S tracolla e Di Maio ha festeggiato con una cena”. Giggino smentisce ma la scissione è vicina

23 Set 2020 13:06 - di Giorgia Castelli
M5S

Il M5S è ad un passo dalla scissione. È il momento del tutti contro tutti. La batosta rimediata dal Movimento alle ultime regionali è la miccia che fa divampare la fiamma delle tensioni interne. E non basta il plebiscito ottenuto dal Sì al referendum sul taglio dei parlamentari per indorare la pillola. Alle parole al vetriolo di Alessandro Di Battista, che in diretta su Facebook ha parlato senza mezzi termini della “più grande sconfitta della storia” dei 5 Stelle e di “crisi identitaria del Movimento”, si somma lo sfogo di molti deputati e senatori.

Stati generali M5S, Di Maio: «Prima si fanno meglio è»

Se c’è una cosa su cui la maggioranza dei big pentastellati concorda è che la convocazione degli stati generali non può più essere rimandata. «Prima si fanno e meglio è», scandisce il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Anche il presidente della Camera Roberto Fico entra nel dibattito sul futuro del M5S: «Gli stati generali non siano una guerra tra bande o una resa dei conti ma qualcosa di molto più alto che sia proiettato nel futuro, che ci ridia lo slancio», l’auspicio della terza carica dello Stato, che si candida a dare il suo contributo: «Io sono sempre disposto a dare un aiuto e una mano al M5S. Ma tendo a privilegiare l’idea di un organo collegiale».

M5S, la resa dei conti

Come scrive oggi in un articolo il Messaggero la prima resa dei conti ci sarà all’assemblea dei gruppi parlamentari. «La scissione è dietro l’angolo. Al fianco di Di Maio, tornato a dettare la linea, c’è l’ala governista». Quest’ultima, scrive il il quotidiano romano,  preme sulla «convocazione sugli Stati generali al più presto, sul rafforzamento dell’alleanza con i dem (anche per le prossime amministrative e per le politiche) e su un organismo collegiale che possa prendere le redini del Movimento. E se sarà lui a guidarlo occorrerà farlo per una sorta di acclamazione». Sul fronte opposto c’è Di Battista che non ha risparmiato a Di Maio e a chi ha esultato per la vittoria del Sì.  Dibba secondo il Messaggero, può contare sugli ortodossi, esponenti dell’ex governo giallo-verde come Lezzi, Toninelli e Grillo. Inoltre  ci sono una quindicina di deputati e una piccola pattuglia al Senato dove però i numeri per la maggioranza sono già risicati.

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