Il bambino nero parla male l’italiano in un testo scolastico, la sinistra accusa: “Libro razzista”

25 Set 2020 13:45 - di Monica Pucci

“Dio giudica con amore, gli uomini con malizia”, recita un antico proverbio spagnolo. Ma in questa epoca di caccia alle streghe e di strumentalizzazioni politiche, non serve la malizia, basta solo molta fantasia per trasformare un testo scolastico per bambini in un pericoloso libro razzista. Colpa di un disegnino, ritenuto dalla sinistra, Repubblica in testa, volutamente discriminatorio…

Il libro razzista… a sua insaputa

Lo scandalo nasce da un disegno, contenuto all’interno del libro per la seconda elementare, “Le avventure di Leo”, nel quale un bambino nero parla male italiano. Come può tranquillamente succedere, e spesso succede, a chi arriva da poco in Italia. Che male c’è? Razzismo, tuona Repubblica, perché il ragazzino non declina bene i verbi e nel disegno dice: “Quest’anno io vuole imparare italiano bene”. ”

Una frase che indigna e scatena la polemica sui social: “E’ razzismo”. E poi, a parte il razzismo, “c’è sempre questa ottica vetusta di rimarcare le carenze e non le potenzialità”. Gli insegnanti chiedono di ritirare il manuale”, racconta il quotidiano romano.

L’editore Raffaello subissato di critiche

Il testo è nel manuale di letture “Le avventure di Leo” per la classe di seconda elementare  e viene accusato perfino per aver titolato un altro capitolo, “Un amico venuto da lontano”. Che male c’è? “E’ razzista!”, si scatenano i social, perché c’è scritto che “uesta mattina la maestra ci ha presentato Emmanuel, un amico con la pelle scura venuto da tanto lontano. Quando Emmanuel ha parlato ha sbagliato tutte le parole, allora noi bambini ci siamo messi a ridere, ma la maestra ha detto: Provate voi ad andare in un Paese dove tutti parlano un’altra lingua!”.

Da Fausto Leali alla politica che strumentalizza il razzismo

Strumentalizzare la normale voglia di scherzare dei bambini, che possono tranquillamente giocare a correggere l’amico venuto da lontano come faranno, ridendone, anche con gli altri bambini italiani, significa davvero voler vedere il marcio razzista dove non c’è. E trasmetterlo, questo sì, nella mentalità pura e candida di bambini che accolgono lo “straniero” senza le presunte o vere barriere mentali degli adulti.

Come quelle di chi, per share e voglia di scandalismo, aveva espulso Fausto Leali dalla casa del Gf vip per aver detto una parola inserita nel vocabolario, negro, a un amico con cui stava parlando con affetto.

 

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