Como, l’immigrato irregolare ritratta: “Non l’ho ucciso io il don”
Ha ritrattato durante l’interrogatorio di stamane con il giudice delle indagini preliminari il tunisino irregolare Ridha Mahmoudi, arrestato a Como per l’uccisione di don Roberto Malgesini, il prete che si occupava proprio di aiutare e sfamare gli immigrati.
Dopo che è stato convalidato l’arresto e disposta la misura cautelare in carcere il tunisino che doveva essere espulso ma è rimasto in Italia ha risposto alle domande del magistrato modificando completamente la versione dei fatti: “Non c’entro assolutamente con il delitto – ha sostenuto – non sono io che ho ucciso il don”.
Arrivato in Italia nel 1993, nel 1996 Ridha Mahmoudi si era sposato con un’italiana. Ma nel 2014 la coppia si era separata e il tunisino aveva perso lavoro diventando poi irregolare sul territorio italiano.
A suo carico l’immigrato 53enne ha vari decreti di espulsione e precedenti penali con condanne definitive per estorsione e maltrattamenti in famiglia.
Il primo decreto di espulsione è stato sospeso perché l’immigrato irregolare lo ha impugnato.
L’ultimo decreto di espulsione nel 2020, non era stato eseguito a causa dell’emergenza Covid. E l’immigrato irregolare era rimasto in Italia come se nulla fosse.
Martedi scorso l’aggressione mortale contro don Roberto Malgesini a Como dove il prete operava occupandosi proprio degli immigrati.
Don Malgesini era originario della provincia di Sondrio. E coordinava i volontari di Como che si occupavano, tra l’altro, di portare la colazione e i pasti ai migranti e ai senzatetto.
“Curava la situazione di queste persone – spiegano dalla diocesi di Como – era un sacerdote volto al volontariato sociale e lo faceva nel miglior modo possibile, era un pezzo di pane”.
Don Roberto sarebbe stato colpito alla schiena mentre camminava in strada nei pressi della parrocchia di San Rocco a Como, dove viveva.
Nessuno ha assistito all’accoltellamento.
Ridha Mahmoudi, che si è poi costituito, è stato definito dalla Diocesi di Como una persona «con problemi psichici», disturbi che, tuttavia, non risultano da certificati medici.
Il tunisino irregolare era ospite del dormitorio di una parrocchia, a Sant’Orsola.
Don Roberto e Ridha Mahmoudi si conoscevano da tempo. E, anzi, c’e chi sostiene che erano in buoni rapporti. Il prete lo aveva più volte aiutato. In cambio è stato accoltellato a morte.