Le bugie di Bonafede hanno le gambe corte: oltre cento boss scarcerati sono rimasti fuori

3 Set 2020 10:55 - di Carlo Marini
Bonafede

“A quattro mesi dalla fine del lockdown sono 112 su 223 gli uomini dei clan rimasti ai domiciliari per il rischio contagio,  nonostante il decreto Bonafede che doveva riportarli in cella”. Così il quotidiano Repubblica, documentando i fatti con gli aridi numeri.

Bonafede sconfessato dai numeri

Vi ricordate il ministro della Giustizia che cercava prima di minimizzare, poi di smentire? Il candido Bonafede asseriva che le scarcerazioni di ferragosto dei boss mafiosi dipendevano da un dirigente sbadato. Poi ha garantito che il suo decreto avrebbe risolto il caso. Voleva convincere gli italiani che era solo una tempesta in un bicchiere d’acqua. La tempesta, invece, si è rivelata uno Tsunami. E, in un Paese civile, oggi il ministro della Giustizia darebbe immediatamente le dimissioni. E a chiederle, per primo, dovrebbe essere il partito che ha come slogan elettorale: “Onestà”.

Parla la vedova del caposcorta di Falcone

«Quelle scarcerazioni nel pieno dell’emergenza Covid sono state un segnale devastante”. Lo dice Tina Montinaro, la vedova del caposcorta di Giovanni Falcone, in un’intervista a La Repubblica. “Non parlatemi di svista – ripete – perché la lotta alla mafia deve essere fatta da persone competenti. E alla fine, tanti boss hanno lasciato il carcere, e noi familiari delle vittime siamo rimasti rinchiusi nel 41 bis del nostro dolore, a scontare il vero ergastolo”. “Un decreto da solo”, dice parlando del decreto di Bonafede che ha riportato in carcere 111 mafiosi, ”non potrà mai rimarginare una ferita grande che si è venuta a creare”.

“I boss scarcerati? Non parlatemi di svista”

“Cosa devo dire io ai ragazzi dei quartieri di Palermo quando vedono tornare a casa il mafioso? – aggiunge – Lo Stato non ha dato davvero un buon esempio, non ha saputo garantire la certezza della pena”. “Innanzitutto, chiariamo: io sono la prima a dire che anche il mafioso più incallito ha diritto a essere curato. Noi siamo lo Stato, noi siamo la legalità – continua – Detto questo, non si dovevano mandare a casa mafiosi pericolosi, ma attrezzare le tante strutture sanitarie presenti all’interno delle carceri”. “Siamo alle questioni basilari, come si fa a non rendersi conto? – prosegue – Un mafioso si alimenta delle relazioni nel suo territorio, dove gode di complicità e protezioni. Gli arresti domiciliari non sono affatto un limite, una barriera, come tante inchieste giudiziarie ci hanno dimostrato”.

“I boss a casa? Sono un segnale devastante”

“I casi Riina e Provenzano sono un modello a cui fare riferimento – aggiunge – I padrini delle stragi ebbero la migliore assistenza possibile in strutture ospedaliere penitenziarie, dove venivano anche visitati dai familiari”. I vecchi mafiosi, sottolinea Montinaro, ”rappresentano dei simboli per i più giovani. Simboli di illegalità che continuiamo a combattere ogni giorno con un lavoro sul territorio. E se sul territorio ritornano, allora rischiamo di perdere la nostra battaglia. Anni di lavoro in fumo, giovani che si allontanano. Con le scarcerazioni dei boss lo Stato ha perso una cosa soprattutto, la credibilità”.

Salvini contro Bonafede: “Incapace e pericoloso”

Rivolta nel carcere di Benevento, con 5 agenti feriti, celle in fiamme e un muro sfondato. Il tutto mentre più di 100 boss usciti di cella durante il lockdown non sono tornati in galera nonostante la propaganda del governo. Solidarietà alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria: l’Italia non merita un governo così incapace e pericoloso. Chi sceglie la Lega sceglie la certezza della pena, chi sceglie il Pd preferisce le rivolte e i boss a casa”. Lo dice il leader della Lega, Matteo Salvini.

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