Viviana, tentato suicidio a giugno e crisi mistica. La famiglia: «Non è così, ecco che cosa accadde»
Tentativo di suicidio a giugno, crisi mistica: sono molte le indiscrezioni che stanno girando su Viviana Parisi, la mamma di Gioele. La famiglia e i legali rispondono, chiariscono. Il quadro è diverso da quello che viene disegnato su voci. La donna, a giugno «aveva chiamato il marito Daniele dicendo che si sentiva male perché aveva ingerito cinque o sei pillole». Il marito Daniele la portò subito «al Policlinico di Messina» dove le venne fatta una flebo. «Ma non sappiamo se è stato un tentativo di suicidio». Poi Viviana «decise di tornare a casa» perché lei «firmò le dimissioni». A raccontarlo è Mariella Mondello, la sorella di Daniele Mondello, il marito di Viviana.
Viviana all’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto
Dopo essere tornata a casa «riprese la cura» che le avevano prescritto tempo prima. Due mesi prima, il 17 marzo, in pieno lockdown, la donna era stata portata all’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) dove le era stata diagnosticata una forma di “paranoia”. Ha avuto un crollo mentale «dovuto a una crisi mistica». È quanto risulta scritto su un certificato medico rilasciato dall’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto e che la donna teneva nel cruscotto della sua auto. Come ha confermato il procuratore capo di Patti Angelo Vittorio Cavallo. Anche se il marito Daniele ha voluto sottolineare che la donna «negli ultimi periodi non era un cura e non prendeva pillole».
I documenti provano che non fu tentato suicidio
Anche i legali della famiglia ribadiscono: «Viviana Parisi non ha mai tentato il suicidio». E per dimostrarlo gli avvocati Pietro Venuti e Claudio Mondello mostrano il verbale di accesso al pronto soccorso del 28 giugno scorso. La deejay, che era sotto cura, aveva preso una dose maggiore di pillole e aveva paura che le potessero fare male. Verbale di Pronto Soccorso” del 28/06/2020. Codice di urgenza: Giallo. Paziente in atto eupnoica, in atto vigile, orientata, collaborante, cute e mucose rosee, si legge nel documento reso noto dal legale.
Il timore di aver sbagliato a prendere il farmaco
Due ore, circa, dopo tale accesso, Viviana era a casa. Il giorno seguente: a mare con la propria famiglia. Cosa era accaduto? Nel dubbio (Viviana non ne era certa) che avesse assunto un quantitativo leggermente maggiore del farmaco prescrittole, Viviana rappresentava tale circostanza ai familiari. E loro (come sempre solerti, attenti, amorevoli e premurosi), nel dubbio, preferivano accedere a pubblico nosocomio al fine di operare i dovuti accertamenti. E ribadiscono: «Nessun tentativo di suicidio».
Gli avvocati prendono posizione
A prendere posizione, per la prima volta, sono anche due avvocati conosciuti dal grande pubblico per essersi occupati di casi come Sarah Scazzi o Meredith Kercher- E cioè gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza. «Vogliamo denunciare l’amarezza per le pesanti indiscrezioni che stanno emergendo circa la vita privata e lo stato di salute di Viviana, che purtroppo non può più difendersi», dicono i due che hanno ottenuto l’incarico da Luigino Parisi, papà di Viviana. «La donna stava sicuramente vivendo un periodo di reale affaticamento. Ma non è emerso allo stato nessun elemento, neanche indiretto o latente, che possa far presupporre l’intenzione della stessa di uccidere suo figlio».
«Viviana aveva messo in preparazione il sugo»
«Questa ipotesi dell’omicidio-suicidio appare forzata ovvero il commodus discessus, la facile via d’uscita». Questo, «in considerazione del fatto che sembra assai improbabile che Viviana avrebbe percorso oltre 100 km per lanciarsi poi da un traliccio della corrente. Aveva tra l’altro a disposizione il terrazzo di casa. Non va sottovalutato neanche il fatto che, la mattina prima di uscire, aveva messo in preparazione il sugo per il pranzo con marito e figlio».