Legge elettorale, Zingaretti rischia l’osso del collo a non farla prima del referendum
La distanza che separa la maggioranza giallo-rossa è tutta nel tweet del renziano Ettore Rosato: «Cambiare la legge elettorale che dovrà essere utilizzata nel 2023 non è una priorità». Il “cinguettio” del presidente di Italia Viva non è casuale. Tutt’altro: è il controcanto ad una precedente dichiarazione di Nicola Zingaretti che rilanciava l’accordo sul «testo condiviso dalla maggioranza» chiedendo agli alleati di approvarlo «almeno in un ramo del Parlamento» prima del referendum che riduce il numero dei parlamentari. Di fatto richiamando i termini dell’intesa con il M5S.
Zingaretti rilancia l’intesa. Ma Iv lo gela
Purtroppo per lui, però, il problema non è Di Maio, ma Renzi. Sulla legge elettorale l’ex-premier ha fatto una piroetta delle sue. Ed ora non condivide quel che lui stesso ha avallato qualche mese fa. E Zingaretti comincia ad essere terrorizzato dall’idea di essersi messo in un trappolone. Qualcosa di molto pericoloso per lui deve bollire nella pentola del Pd se ieri è dovuto intervenire Goffredo Bettini, il ricamatore dell’attuale maggioranza, a dare l’allarme. «Senza legge elettorale – ha detto dalle colonne di Repubblica -, il referendum è pericoloso». Il M5s ha colto il segnale e Di Maio si è affrettato a tranquillizzare l’alleato. Ma vale a poco se Renzi recalcitra. Il Pd, si sa, non ha mai visto di buon occhio il referendum grillino.
I mal di pancia del Pd verso il leader
Su quattro passaggi parlamentari ha votato tre volte “no“. L’unico “sì” lo ha subordinato, appunto, al varo di un nuovo sistema di voto interamente proporzionale. Che succede ora se il tiremmolla improvvisato dai renziani trasforma il tema in un pantano? Già, l’esito (scontato) della consultazione referendaria è un regalo ai Cinquestelle, un inchino alla loro demagogia anti-Casta. Immaginare che passi anche senza il corrispettivo della nuova legge elettorale, equivale per il Pd ad una resa senza condizioni. Il problema è tutto di Zingaretti, che molto si è esposto per intestarsi l’accordo con il Pd. E ora è lui a rischiare l’osso del collo. In politica, si sa, è consentito tutto. Tranne l’ingenuità.