Il fisco allunga le mani sul 730: ecco chi rischia di non avere rimborso
C’è tanta attesa per i contribuenti di vedere in busta paga o nel cedolino della pensione il rimborso del credito del 730. I tempi dovrebbero essere sempre gli stessi, ad eccezione di quelli che presenteranno il 730 nel mese di settembre. In questi casi i tempi d’attesa saranno chiaramente più lunghi. Ma quest’anno c’è una sorpresa. Come si legge sul Giornale, saranno effettuati eventuali controlli dall‘Agenzia delle Entrate. I controlli preventivi saranno rivolti verso quei 730 che avranno apportato alcune modifiche rispetto al modello precompilato.
L’intervento dell’Agenzia delle Entrate
Per far scattare l’intervento dell’Agenzia delle Entrate i 730 messi sotto osservazione dovranno mostrare segnali di incoerenza o prevedere rimborsi superiori ai 4mila euro. Le verifiche verranno fatte al massimo entro quattro mesi dall’ultimo termine stabilito per l’invio della dichiarazione dei redditi: ovvero il 30 settembre. Che cosa succederà se il Fisco troverà della incongruenze? In primis, ci sarà il blocco del rimborso. A cui sarebbe seguito la comunicazione al contribuente.
730, ecco cosa succede
Chi ha presentato online il proprio 730 dovrebbe riceverne comunicazione sia con una segnalazione nell’area personale che tramite un messaggio di posta elettronica. Coloro che hanno invece usufruito dell’ausilio di un commercialista o di un Caf intermediario saranno avvisati proprio da quest’ultimo. Se correttamente riconosciuto, spiega il Giornale, il rimborso in questo caso avverrà non dopo i 6 mesi rispetto al termine ultimo previsto per la presentazione, quindi oltre le tempistiche ordinarie.
Situazione diversa per i pensionati: chi avesse presentato il 730 entro luglio vedrebbe il rimborso per agosto, chi deciderà di effettuare l’invio a settembre dovrà attendere fino a novembre.
730 senza sostituto
Inoltre, come ricorda Investireoggi.it, quest’anno il 730 senza sostituto può essere presentato anche da chi ha un datore di lavoro che può effettuare i conguagli. Questa possibilità è ammessa, considerata l’emergenza Covid, per ridurre il rischio che i datori di lavoro non abbiano la necessaria liquidità per effettuare i conguagli a credito. A prevederlo è il decreto Rilancio.