Feltri: «Sinistra di cretinetti. Criticano Putin sul vaccino, ma quando in Russia c’era il terrore gioivano»

14 Ago 2020 13:53 - di Redazione
Feltri

Strana storia quella delle reazioni quasi stizzite che la sinistra ha mostrato all’annuncio di Vladimir Putin che la Russia ha approntato il vaccino anti Covid. Perplessità planetarie si sono sprecate dall’Oms ai sinistri nostrani, che in altri tempo avrebbero plaudito alle “magnifiche sorti e progressive” incarnate dall’amata Russia.  Persino la specificazione di avere avviato la sperimentazione, a cui è stata sottoposta perfino la figlia di Putin, ha rassicurato scienziati e intellettuali. Ritorna sul caso Vittorio Feltri in un editoriale su Libero in cui incrocia un po’ di dati e di considerazioni. Pregiudizio misto ad invidia si sprecano in questa vicenda.

Feltri alla sinistra ricorda che…

«L’Organizzazione mondiale della sanità arriccia il naso e afferma di non sapere nulla del medicinale, ammesso che si possa definire tale», scrive Feltri. Che mette le mani avanti: lui non è un medico e non se ne intende. Epperò il contorno è interessante.  «A dire il vero tutto il pianeta pare perplesso davanti al nuovo prodotto cui si attribuisce la forza di sconfiggere il micidiale virus. Perché? Probabilmente prevale in parecchi studiosi il pregiudizio secondo cui Putin è un fanfarone buono solo a tenere al guinzaglio il proprio popolo. Ma applicando ai fatti il criterio pregiudiziale spesso si sbaglia e si scambiano lanterne per lucciole. La Russia, dalla caduta fragorosa del comunismo, avvenuta 30 anni orsono, si è rapidamente sviluppata specialmente in senso economico vi circolano molti quattrini e moltissimi ricchi, le sue strutture anche scientifiche sono diventate importanti, e ricordiamo che già nel Cinquanta essa spedì nello spazio il famoso Sputnik».

«Quando c’erano miseria e terrore ammiravano la Russia»

Dunque qual è il problema? Semplice: «Quando l’URSS agiva sotto l’insegna di falce e martello, guidata da feroci dittatori quali Stalin e Breznev, non era da tutti amata ma da tutti rispettata e temuta. Alla morte del citato Breznev, una folta delegazione di politici italiani si recò a Mosca per assistere ai suoi funerali. Poi ci fu il ribaltone e addio bandiere rosse sventolanti. Sappiamo come è andata a finire». Certo, ammette, Feltri, la Russia non sarà la migliore delle democrazie possibili; «però non è più un covo di assassini dediti a inviare nei gulag gli oppositori del regime. Quindi non un passo avanti, bensì dieci». Ancora qualche legnata. « Allorché l’URSS era un inferno nel quale trionfavano la miseria e il terrore era ossequiata. E i progressisti la guadavano con malcelata ammirazione. Adesso che la Russia sta democraticamente sul mercato è considerata la patria del diavolo. E se scopre il modo per sconfiggere il Covid una moltitudine di cretinetti in vacanza si dichiara incredula». Una parola li stende tutti. La convuinzione che il lievito di tale   diffidenza «sia solo l’invidia».

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