Covid, sciacallaggio sui prezzi di ventilatori, camici e mascherine: zittito De Luca

21 Ago 2020 15:06 - di Redazione

Dalle visiere alle mascherine, fino ai camici e ai ventilatori. Fare sciacallaggio sui prezzi di  queste dotazioni fondamentali per combattere il Covid è stato possibile. C’è un’indagine dell’Autorità Anticorruzione di cui dà notizia nel dettaglio  la Stampa. Legnano e Lodi distano solo 70 chilometri. “Eppure sembrano pianeti diversi, quando acquistano camici a medici e infermieri. A Lodi li pagano 1,80 euro; a Legnano 7,90 euro. Una differenza del 399%. Non l’unica”. Inizia così l’articolo del quotidiano torinese che dà conto di come i prezzi siano stato gonfiati del 4250 per cento. “Le variazioni di prezzi in tutta italia oscillano tra il 300% e l’800%. Con punte del 4250% sui guanti

Il quotidiano spiega che a causa dell’emergenza dai primi di marzo il codice degli appalti è stato di fatto congelato. Le trattative private con le imprese, senza confronto di prodotti e prezzi, da eccezionali che erano, sono diventate regola in nove casi su dieci. I controlli sui fornitori si sono fatti «superficiali». Addirittura  «assenti».  Truffe e operazioni di sciacallaggio. L’Anac ha approfondito l’analisi sui singoli acquisti. Hanno risposto 163 amministrazioni su 182 interpellate, sia pure con «omissioni di informazioni sostanziali» che impediscono comparazioni.

Sciacalli del Covid, i trucchetti

Ecco qualche trucchetto. Per esempio sugli acquisti di disinfettanti basta non indicare la capacità del flacone acquistato (un litro, mezzo o due?) per vanificare la valutazione obiettiva di congruità del prezzo. L’Anac con un lavoro certosino è riuscita a scorporare le differenza di prezzi su prodotti uguali. Quella sui camici colpisce, è macroscopica. Secondo i dati Anac, l’Azienda sanitaria di Legnano ha pagato i camici 7,90 euro l’uno. Quella di Lodi solo 1,80, grazie a un «acquisto centralizzato», ovvero gestito a livello regionale. Affari anche sui  copricalzare: “Il Policlinico San Martino di Genova li ha pagati 0,03 euro; gli Ospedali Riuniti di Foggia ben 1,28. Le visiere variano da 1,40 (Reggio Calabria) a 12,25 (Trapani): nove volte di più.

La Campania ha speso più della Lombardia

Un capitolo a parte merita la Campania di Vincenzo De Luca. Sempre pronto a guardare in casa altrui, ha speso più di tutte le altre Regioni per contagiato: oltre 76mila euro, quindici volte quella della Lombardia. La Campania ha tra l’altro anche il primato di spesa  per mascherine e ventilatori. Spese folli rivelatesi inutili. L’accusa arriva dallo sfidante per il centrodestra di De Luca. Stefano Caldoro. “Risorse sprecate. Queste dovevano servire per potenziare i reparti, riaprire strutture chiuse.  Da quello che leggiamo si è arricchito qualcuno”. La polemica riguarda i Covid Hospital modulari temporanei, sui quali De Luca ha investito gran parte delle risorse pubbliche. E sulle quali c’è un’indagine di cui nessuno parla. La mitragliatrice mediatico-giudiziaria si è scatenata contro la Lombardia del governatore Fontana. Ma anche  Campania, in almeno tre città, sarebbero state truccate gare d’appalto per la realizzazione di centri Covid, il tutto con soldi pubblici.

Tute, mascherine, ventilatori

I prezzi gonfiati hanno riguardato un po’ tutti gli strumenti anti Covid, riporta poi la Stampa. Le tute da 6,60 (Modena) a 27,90 (Bolzano). Le mascherine chirurgiche da 0,40 (Bolzano) a 1,82 (Foggia); quelle filtranti FFP2 da 1,33 (Trento) a 9 (Lecce); quelle FFP3 da 3,80 (Siracusa) a 20,28 (Foggia). Grida vendetta il caso dei  ventilatori polmonari: c’è una forte differenza di prezzo pagato da Asl della stessa Regione: meno di 7mila euro a Ferrara, quasi 40mila a Bologna. La Stampa pubblica i grafici per ogni singolo prodotto, con l’oscillazione del prezzo dal minimo al massimo. Uno scempio. “Su tutti i dispositivi il range di prezzi è abbastanza ampio”, scrive l”Anac. “In alcuni casi, nella prima fase terribile del Covid, tale differenza poteva essere giustificata  dalla crisi dell’offerta e dallo stravolgimento dei valori di mercato. In altre no. Per questo l’autorità Anticorruzione ha chiesto “un supplemento di istruttoria” su 35 appalti “in cui sono state riscontrate criticità di particolare rilevanza”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *